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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Scritti storici e politici > La Rivoluzione Francese

La Rivoluzione Francese

fotografia Il titolo completo di quest’opera storiografica era La Rivoluzione Francese del 1789 e la Rivoluzione Italiana del 1859. Osservazioni comparative. L’opera, stesa fra il 1863 e il 1867, rimase incompiuta e la sola parte compilata, quella sulle prime fasi della rivoluzione francese, fu pubblicata postuma. Nella sua ricostruzione storica Manzoni manifestava il suo, pur moderato, conservatorismo ideologico. Egli giudicava un errore sul piano politico e morale l’atto iniziale della rivoluzione francese e cioè il costituirsi del Terzo Stato in Assemblea Nazionale. Questo atto imprudente privò infatti la Francia del suo legittimo governo, ponendo le basi della successiva degenerazione nella tirannia popolare: di un “popolo” che fu in realtà un piccolo gruppo di tribuni e demagoghi che si proclamarono arbitrariamente suoi rappresentanti. Questo giudizio differenziava la posizione del Manzoni da quella, pure conservatrice e liberale, di M.me de Staël, che distingueva la prima positiva fase rivoluzionaria, quella del 1789, dalla seconda, con gli eccessi del 1793. L’opera fu accolta freddamente, al suo apparire, anche dalla storiografia liberale e fu poi trascurata. In essa, peraltro, Manzoni mostrava un atteggiamento verso la massa rivoluzionaria non dissimile da quello con cui aveva rappresentato la folla tumultuante contro il rincaro del pane nei capp. XI-XIII dei Promessi Sposi. Anche nel saggio sulla rivoluzione francese torna la raffigurazione del popolo in rivolta come immagine  animalesca nei suoi comportamenti irrazionali e funesti. Ed è altresì propria dello scrittore, più che dello storico, l’attitudine a cogliere e dipingere le “perverse passioni” che animano gli individui. Lo scrittore non sviluppò la seconda parte dell’opera, ma ebbe modo di tornare sulla questione italiana in uno scritto occasionale, elaborato fra il 1872 e il 1873 col titolo Dell’Indipendenza dell’Italia e richiestogli dalla municipalità di Torino come contributo alla raccolta di autografi degli uomini illustri che in vario modo avevano collaborato virtualmente alla causa dell’indipendenza nazionale.

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