
Il giovane copista ravennate Giovanni Malpaghini, allievo di
Donato Albanzani, venne assunto da Petrarca nel 1364 e ricevette l'incarico di compiere la trascrizione delle
Familiares, lavoro che concluse nel 1366; nello stesso anno esemplò anche la lunga e delicata
hortatoria destinata a convincere papa
Urbano V a fare ritorno a
Roma (
Seniles VII 1). Petrarca si affezionò molto al suo collaboratore, che viveva con lui e riceveva un trattamento familiare: mostrò anzi di considerarlo alla stregua di un figlio ("Con i suoi pregi ha tanto meritato da divenirmi caro non meno di un figlio che avessi generato" (1) ,
Familiares XXIII 19), e probabilmente vide in lui un compenso alle delusioni che il suo
Giovanni gli aveva procurato. Dopo le
Familiares gli affidò la stesura in bella copia del
Canzoniere in una redazione che da lui prende nome e che venne terminata nei primi mesi del 1367. Il 21 aprile di quell'anno il Malpaghini dichiarò improvvisamente a Petrarca che intendeva lasciare il suo servizio, senza fornire alcuna spiegazione; dai resoconti spediti all'Albanzani (
Seniles V 5 e 6) apprendiamo che dopo varie peregrinazioni giunse a
Pavia, dove venne accolto da Francescuolo da Brossano e restituito a Petrarca, che lo riprese con sé. Il passato legame di fiducia si era tuttavia rotto: dopo aver completato la trascrizione dei poemi omerici nella traduzione latina di
Leonzio Pilato, nel 1368 il Malpaghini lasciò definitivamente Petrarca, che lo fornì di lettere di raccomandazione. Dall'unica lettera a lui inviata (
Seniles XV 12) risulta che trovò impiego presso la cancelleria papale.
(1) "His me moribus sic promeruit, ut non minus michi quam filius quem genuissem carus sit".