LEONZIO PILATO

Petrarca conobbe Leonzio Pilato, calabrese grecofono che millantava origini bizantine, a Padova nell'inverno 1358-59. Poco dopo, a Milano, elaborò con Giovanni Boccaccio venuto a visitarlo il progetto di far assegnare a Leonzio una cattedra all'università di Firenze e di affidargli la traduzione latina di Iliade e Odissea. Leonzio si trasferì a Firenze nel 1360, vivendo a casa di Boccaccio, e intraprese il lavoro di cui era stato incaricato; per qualche tempo, nel 1363, fu anche ospite di Petrarca a Venezia, ma alla fine del soggiorno lasciò l'Italia per Costantinopoli. Morì nel 1365, colpito da un fulmine durante una tempesta, mentre cercava di ritornare in Italia su una nave.
Nonostante il suo carattere bizzarro e il suo aspetto sgradevole, immortalati da Petrarca in una lettera a Boccaccio (Seniles III 6) e da Boccaccio stesso nelle Genealogie deorum gentilium, Leonzio ebbe l'indubbio merito di rendere i poemi omerici per la prima volta intelligibili alla cultura occidentale: impresa epocale, che ispirò a Petrarca la composizione dell'ultima sua lettera agli scrittori antichi, indirizzata appunto a Omero (Familiares XXIV 12) ma il cui destinatario effettivo era forse ancora Boccaccio. Petrarca ricevette la versione dei poemi con grande ritardo e in due tempi, tra 1366 e 1368; entro la fine di quell'anno se ne fece trascrivere una copia da Giovanni Malpaghini.

indietro