
Donato Albanzani da Pratovecchio, maestro di grammatica, aveva conosciuto
Giovanni Boccaccio a Ravenna intorno al 1353: forse per suo tramite poté stringere amicizia con Petrarca dopo che nel 1362 questi si trasferì a
Venezia, dove Donato si era spostato nel 1357. I rapporti tra i due, documentati da otto
Seniles, furono sempre improntati a grande cordialità e proseguirono anche durante la residenza petrarchesca a
Padova: fra l'altro Donato fu il padrino del primo nipote maschio di Petrarca,
Francesco, e Petrarca dovette consolare Donato per la perdita del figlio Solone (un altro suo figlio, Antonio, è il destinatario di due lettere petrarchesche).
Per quanto riguarda il versante letterario, l'Albanzani (chiamato Donato Appenninigena dall'illustre amico) procurò a Petrarca i servigi del copista
Giovanni Malpaghini, ricevette in anteprima l'annuncio del compimento del
De remediis utriusque fortune e fu il dedicatario del
De sui ipsius et multorum ignorantia; più tardi, inoltre, volgarizzò il
De viris illustribus. Petrarca lo menzionò nel
testamento, condonandogli un debito.