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La corte e il potere > Bonaventura Pistofilo
Bonaventura Pistofilo
Nato a Pontremoli, in una prima fase è notaio ducale estense, poi diviene secretario ovvero cancelliere del duca Alfonso I d’Este. Il 23 aprile 1518 Bonaventura Pistofilo firma il decreto che includeva il ‘dottissimo’ Ludovico Ariosto nella ‘bolletta’ dei salariati ducali con lo stipendio mensile di 7 scudi d’oro e col mantenimento di tre persone e due cavalli. Probabilmente il Pistofilo favorisce l’ingresso del poeta alla corte del duca Alfonso, sebbene il prestigio personale del poeta gli consentisse di ottenere personalmente un impiego presso il duca. Bonaventura è marito di Margherita Strozzi ed è quindi imparentato con Alessandra Benucci, vedova di Tito Strozzi. Ha un rapporto d’amicizia e di stima profonda con Ludovico Ariosto. Nel 1523 è Bonaventura a proporre al poeta l’incarico molto onorifico di ambasciatore presso il nuovo papa Clemente VII, per uno o due anni. L’incarico viene rifiutato dall’Ariosto che preferisce restare a Ferrara come risulta dalla Satira VII, dedicata appunto al cancelliere del duca. "Pistofilo, tu scrivi che, se appresso / papa Clemente imbasciator del Duca / per uno anno e per dui voglio esser messo, / ch’io te ne avisi, acciò che tu conduca / la pratica" (Satira VII, 1-5). Al cancelliere ducale l’Ariosto invia alcune lettere nel periodo del commissariato ducale della Garfagnana [1522-1525]. Bonaventura Pistofilo compare infine in Orlando Furioso, XLVI, 18, 1-4: "Ecco il dotto, il fedele, il diligente / secretario Pistofilo, ch’insieme / con gli Acciaiuoli e con l’Angiar mio sente / piacer, che più del mar per me non teme".
 
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