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percorso biografico   Home Page > Percorso biografico > Gli amori e gli affetti > Tito Strozzi

Tito Strozzi

fotografia Nasce nel 1467 da un’antica famiglia di origine fiorentina, sposa a trent’anni la sedicenne Alessandra Benucci ed è in rapporti d’amicizia con Ludovico Ariosto. Non va confuso con il poeta Tito Vespasiano Strozzi, pure amico dell’Ariosto, più giovane del nostro Tito di una quarantina d’anni e appartenente ad un altro ramo degli Strozzi, trasferitisi a Ferrara da circa un secolo. Probabilmente Tito Strozzi si trasferisce in Puglia per ragioni commerciali, o forse per trafficare per conto dei suoi parenti, ricchi banchieri fiorentini: in Puglia, a Barletta, conosce Alessandra Benucci. Dopo il matrimonio, nel 1498, si trasferisce a Ferrara, dove rimane fino alla morte, avvenuta nell’ottobre del 1515. Risiede con la moglie in contrada Santa Maria in Vado, non lontano da Palazzo Strozzi e da Santa Maria di Bocche. In questi anni Tito scrive ai suoi parenti di Firenze per informarli della vita degli Strozzi ferraresi. Nelle sette lettere inviate dalla città estense a Matteo e Lorenzo Strozzi, tra il 1498 e il 1508, fornisce notizie sulla famiglia omonima, soffermandosi sulla sventurata vicenda di Ercole Strozzi, trucidato in strada per motivi oscuri. A Ferrara, Tito vive in un primo momento nell’orbita dei potenti cugini per poi emanciparsi ed ottenere incarichi e missioni sia dal cardinale Ippolito sia dal duca Alfonso I d’Este. Per conto del duca Alfonso funge da mediatore con i parenti banchieri fiorentini per rimpinguare le casse estensi durante la guerra contro Venezia e contro Giulio II. Si reca a Firenze più volte con questa mansione, ma è inviato anche a Roma e a Genova. Per conto del cardinale svolge missioni meno impegnative, come ‘corriere straordinario’, per acquistare cavalli, damaschi, oro filato e frange di seta. I pagamenti a favore di Tito Strozzi da parte della Camera ducale hanno carattere eccezionale, mentre un ufficio stabile gli viene affidato solo nel 1514 col ‘superiorato della lana’. Alla sua morte lascia ad Alessandra l’usufrutto della sua eredità, non si sa quanto consistente.

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