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Poesia

fotografia La poetica dell’Ariosto ha una sua prestigiosa formulazione teorica nel discorso che, alla fine del viaggio di Astolfo sulla luna, Ariosto fa pronunciare a San Giovanni Evangelista nel canto XXXV. Prima di congedare il cavaliere visitatore, San Giovanni, ‘lo scrittor de l’oscura Apocalisse’, pronuncia una paradossale orazione in difesa della poesia. La poesia viene presentata come menzogna che non imita e non rappresenta la realtà. Essa è fondata su una inevitabile manipolazione della realtà. E così Augusto, che pure ha commesso nefandezze, avendo avuto amici i poeti è riuscito ad avere un’immagine di sé molto migliore della realtà effettiva: ‘Non fu sì santo né benigno Augusto / come la tuba di Virgilio suona’ (Furioso, XXXV, 26, 1-2). Al tempo stesso Nerone, che non seppe tenere rapporti con gli scrittori, pagò lo scotto di una cattiva rappresentazione del suo operato (‘Nessun sapria se Neron fosse ingiusto / […] se gli scrittor sapea tenersi amici’, Furioso, XXXV, 26, 5-8). La rappresentazione poetica è deformata e non aderente alla realtà, essa si configura come atto di arbitrio fondato sulla finzione. La poesia non è consolazione o evasione, non è contemplazione, ma solo un gioco di apparenza che vive in funzione dei suoi destinatari. Astolfo, al quale si rivolge san Giovanni nella sua orazione, rappresenta la letteratura come manipolazione più di ogni altro personaggio. La parola poetica non si fonda sulla verità e anzi trae nutrimento dall’ambiguità strutturale del suo messaggio. E così la funzione encomiastica del romanzo appare sotto una luce molto più ambigua e contraddittoria, dal momento che nella sua orazione San Giovanni/Ludovico esprime giudizi severissimi sulla pratica adulatoria dei poeti di corte e sul ‘gioco delle parti’ tra signoria e rappresentazione letteraria del potere. La concezione della poesia ariostesca è dunque fondata sul paradosso e sulla contraddizione: da una parte il poeta suggerisce e pratica una poesia cortigiana e dall’altra dichiara il proprio rifiuto dell’esistenza della scrittura di corte.

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