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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > «Raccontare cento novelle, o favole o parabole o istorie» > Il ruolo delle maiuscole

Decameron

Il macrotesto

Una storia portante (o racconto principale, o “cornice”, o macrotesto) iscrive la collezione delle cento novelle decameroniane all’interno di una finzione narrativa che trae origine da un evento storico di eccezionale rilevanza.

La terribile pestilenza, che nel 1348 devasta Firenze, campeggia nelle pagine iniziali del Decameron, come ricordo della testimonianza oculare di Boccaccio e per il tramite di un’inquietante ricostruzione letteraria, dietro la quale affiorano i modelli dell’Historia Longobardorum di Paolo Diacono e di Lucrezio.

All’affresco della città sovvertita nel suo ordine civile e nel suo paesaggio urbano dal flagello della malattia si contrappone il quadro agreste delle ville del contado, nelle quali dieci giovani aristocratici, Pampinea, Fiammetta, Filomena, Emilia, Lauretta, Neifile, Elissa, Panfilo, Filostrato e Dioneo, decidono di trovare ricovero.

La lieta brigata, costituitasi nella chiesa di Santa Maria Novella, dove i giovani casualmente si incontrano, delibera di scampare al clima di morte e di degrado civile e morale, ormai imperante in Firenze, allontanandosi dalla città. Con servitù al seguito i dieci raggiungono una prima dimora, a circa due miglia da Firenze, che abbandonano dopo qualche giorno per un villa ancor più remota.

Nel nuovo contesto campagnolo, questa microsocietà organizza con regole ferree, dettate da un re eletto a turno, lo svolgimento delle attività quotidiane. Appuntamento fisso è il novellare, che impegna le ore più calde della giornata, durante le quali i membri della brigata, seduti in cerchio su un prato, si alternano nel raccontare, conformandosi al tema imposto dal re. Solo Dioneo rivendica e ottiene il privilegio di narrare a tema libero; la fine di ogni ciclo di dieci racconti è suggellata dalla musica e dal canto, con l’esecuzione vicendevole di una ballata. A due settimane dalla partenza, i giovani fanno rientro in città e la brigata si scioglie, con perfetta simmetria, a Santa Maria Novella, laddove si era formata.

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