Carmina
Boccaccio compone poesia in latino durante l’intero arco della sua vita. Si tratta per lo più di componimenti di circostanza, tra i quali ci sono giunte due epistole metriche di argomento bucolico, indirizzate a Checco di Meletto Rossi, che ricordano temi e modi del Buccolicum Carmen. Con Ytalie iam certus honos Boccaccio profetizza la gloria imminente di Francesco Petrarca, al quale invia come omaggio una copia manoscritta della Commedia. Il culto di Dante è confermato dai sintetici versi scritti in calce al poema (Finis adest longi Dantis cum laude laboris), cui fa da pendant la poesia più elaborata e distesa dei Versus ad Africam, concepiti in lode della fatica poetica petrarchesca. A siglare nel segno dell’occasione poetica questa disarticolata congerie di testimonianze in versi concorre anche l’autoepitaffio dell’autore:
Hac sub mole iacent cineres ac ossa Iohannis,
mens sedet ante Deum meritis ornata laborum
mortalis vite; genitor Boccaccius illi,
patria Certaldum, studium fuit alma poesis[1].
[1]Carmina, a c. di G. Velli, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a c. di V. Branca, vol. 5.1, Milano 1992, p. 454.

