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Filocolo

Le “fatiche d’amore” di due giovani amanti

fotografia “Filocolo”, secondo la paraetimologia boccacciana, dovuta a un’incerta conoscenza del greco antico, significherebbe “fatica d’amore”. È questo il titolo emblematico scelto da Boccaccio per l’ampio romanzo prosastico in cinque libri dedicato alla vicenda di Florio e Biancifiore.

L’avventurosa storia d’amore dei due giovani aveva incontrato un ampio favore di pubblico, tanto che il poemetto francese Conte de Floire et Blancheflor, probabilmente conosciuto da Boccaccio, sembra essere anche la fonte dell’anonimo cantare in volgare, del quale la prima testimonianza manoscritta risulta datata al 1343. Sicuramente precedente è la “graziosa fatica” di Boccaccio (Filocolo: V, 97, 1[1]) che, per propria ammissione, riconosce di essere stato per più anni impegnato nella redazione del voluminoso romanzo, probabilmente avvenuta tra il 1336 e il 1338.

La genesi dell’opera è caldeggiata dalla donna amata, Fiammetta, che, nel libro I prega l’autore di “comporre un picciolo libretto volgarmente parlando, nel quale il nascimento, lo 'nnamoramento e gli accidenti de' detti due infino alla loro fine interamente si contenga”. Il pegno d’amore richiesto dovrà anche nobilitare la storia, strappandola ai “fabulosi parlari degli ingnoranti”, e conferirle dignità letteraria.

La trama ripercorre abbastanza fedelmente le vicende ricordate dall’intertesto francese. Florio, figlio del re di Spagna, e Biancifiore, orfana di nobile origine romana, crescono insieme presso la corte spagnola e si innamorano. Il sentimento è ostacolato dai sovrani iberici che provvedono all’allontanamento della ragazza, vendendola ad alcuni mercanti. Sotto le mentite spoglie di Filocolo, Florio parte alla ricerca dell’amata. Dopo molte peripezie arriva ad Alessandria, dove Biancifiore è tenuta prigioniera in una torre dall’ammiraglio. Florio riesce a raggiungere la ragazza, ma, scoperto, viene condannato al rogo con lei. Venuto a conoscenza dei natali del giovane, l’ammiraglio grazia entrambi gli amanti, che si mettono in viaggio per tornare in Spagna, dove Florio sarà incoronato sovrano.

[1]Filocolo, a c. di A.E. Quaglio, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a c. di V. Branca, vol. 1, Milano 1967, pp. 673-675.

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