Le dieci giornate
Decameron
IV. Infrazioni al tema
All’interno della struttura saldamente coesa della quarta giornata la novella di frate Alberto (2) pare esulare dal tema tragico, orientando le tonalità del dramma verso quelle della beffa. Prototipo dell’ipocrisia dei religiosi, il frate approfitta della semplicità di Lisetta per concupirla e fa creder alla donna di unirsi con l’Angelo Gabriele. In questa parodia dissacrante dell’annunciazione si innesta un motivo folklorico, quello dell’ “ospite misterioso”[1], capillarmente diffuso nella tradizione occidentale. In particolare l’intertesto attivo nel Decameron sembra essere il lai Yonec di Maria di Francia, nel quale la giovane sposa di un vecchio geloso è segregata in una torre eppure riesce a essere amata da un affascinante cavaliere, che la raggiunge sotto le mentite spoglie di un elegante volatile, probabilmente un astore o un falco.
Sfruttando il privilegio che gli consente di astenersi dalla conformità tematica alla altre novelle della giornata, Dioneo conclude la quarta decuria con un racconto di beffa. Il triangolo amoroso vede al centro la moglie di un medico di Salerno, che, per salvare la propria dignità, nasconde in una bara l’amante, Ruggieri d’Aieroli, creduto da lei morto. In una commedia degli equivoci, che si conclude con il risveglio del giovane e l’impunità della coppia fedifraga, appaiono parodizzati alcuni motivi topici della tragedia amorosa, ampiamente sfruttati nella quarta giornata. Si pensi ad esempio alla sacralità della sepoltura degli amanti (1, 7, 8, 9), stravolta in 10 a espediente adottato dalla moglie infedele per salvarsi dall’ignominia, oppure all’apparizione dell’ombra dell’innamorato, che nella novella di Dioneo si tinge di tinte grottesche, quando Ruggieri d’Aieroli, dato per morto, si risveglia in casa di due usurai che lo scambiano per un ladro.
[1]D’A.S. Avalle, Fra mito e fiaba. L’ospite misterioso, in Id., Dal mito alla letteratura e ritorno, Milano 1990, pp. 161-173.

