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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Intorno al Decameron > IV. Contaminazione di tradizioni differenti

Le dieci giornate

fotografia Decameron

IV. Contaminazione di tradizioni differenti

Guglielmo Rossiglione imbandisce alla moglie il cuore dell’amante; la donna per il dolore si suicida e viene seppellita con il suo amato (9). L’analogia dell’intreccio narrativo con quello della novella prima si estende anche all’ambientazione dei fatti che si conferma aristocratica e cortese. Dietro l’identità dell’amante, Guglielmo Guardastagno, si cela un aperto riferimento al trovatore Guillem de Cabestaing, che le vidas provenzali ricordano invaghito della consorte del suo signore, Raimon de Castel-Rossillon, e da quest’ultimo scoperto e violentemente giustiziato assieme alla donna.

La rinfunzionalizzazione in contesti diversi di temi del codice narrativo alto è confermata dalla riproposizione del motivo del sepolcro degli amanti nella novella “popolare” di Simona e Pasquino (7). Alla modesta estrazione sociale dei protagonisti, due giovani ingenui che si avvelenano accidentalmente con la salvia, si contrappone l’autentica nobiltà del sentimento amoroso, onorato degnamente dagli amici con l’erezione di un sepolcro congiunto nella chiesa di San Paolo.

Tra le individualità femminili di maggior risalto della giornata figura Lisabetta da Messina (5), la ricca borghese innamorata del sottoposto dei fratelli Lorenzo. Motivo ispiratore della finzione letteraria sembra essere la fonte popolare citata alla fine della novella, ovvero la romanza messinese “Quale esso fu lo malo cristiano”, costruita probabilmente attorno a un fatto di cronaca nera locale. La contaminazione di sollecitazioni cronachistiche e modelli letterari classici, il tutto nella misura ridotta di una novella, è confermata dal sogno premonitore di Lisabetta, che viene edotta dal fantasma di Lorenzo circa l’identità dei suoi assassini, riconosciuti nei fratelli della giovane. Spie testuali confermano la derivazione dell’episodio boccacciano dal sogno di Laodamia, nella tredicesima epistola delle Heroides ovidiane. In questa visione onirica l’ombra di Protesilao, partito per la guerra di Troia, rivela alla donna la sua luttuosa sorte.

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