Le origini familiari: gli Alighieri
La storia del casato dantesco si ricostruisce attraverso i non numerosi documenti d’archivio disponibili, raccolti nell’utile Codice diplomatico dantesco di Renato Piattoli (Firenze, 1950), e i frequenti riferimenti alle proprie origini che Dante, forse con qualche idealizzazione, dissemina nel poema. La rivendicazione dell’antica e illustre nobiltà della propria famiglia è infatti affidata, nello spettacolare scenario del cielo di Marte, al trisavolo Cacciaguida, vissuto tra il 1091 o il 1101 e il 1147 o ’48, di cui il poeta ricorda che fu armato cavaliere dall’imperatore Corrado III e al cui seguito, durante la seconda Crociata, morì martire in Terrasanta. Nessun documento conferma però una tale ricostruzione, la cui eventuale fondatezza si ricava, come ha di recente ribadito Umberto Carpi[1], esclusivamente dall’inventio poetica: la modestia sociale di tutti i discendenti, per lo più campsores, cioè cambiatori di denaro, pare invece smentirla. Dal matrimonio di Cacciaguida con una non meglio identificata donna…di val di Pado nacquero due figli, Preitenitto e Alighiero, bisnonno di Dante. Sposatosi, come si legge nel commento di Pietro Alighieri, con una figlia del nobile Bellincione Berti de’ Ravignani, Alighiero I ebbe due figli, Bello, padre di quel Geri, ricordato da Dante a Inf., XXIX 18-36, e Bellincione. Quest’ultimo, nato alla fine del XII secolo e ancora vivo nel 1269, intraprendente prestatore di denaro, attivo soprattutto a Prato, ebbe però un ruolo marginale nella vita politica fiorentina: si sa solo che partecipò nel 1251 al consiglio che approvò l’alleanza tra Firenze, Lucca e Genova. Dalla moglie, di cui si ignora tutto, generò almeno sei figli maschi, anch’essi dediti ad attività finanziare, tra cui Alighiero II, padre di Dante.
Anche ammettendo la veridicità storica delle affermazioni dantesche sulla nobiltà della sua famiglia, appare dunque evidente il sensibile mutamento nel corso del tempo delle condizioni sociali degli Alighieri.
[1] U. Carpi, La nobiltà di Dante, Firenze, Polistampa, 2004.

