I genitori
Il padre di Dante, Alighiero II, nacque intorno al 1220 e fu presto avviato, come era nelle tradizioni della sua famiglia, ad operazioni finanziare e ai traffici di denaro e di terre, che esercitò con particolare abilità soprattutto nel territorio di Prato e che dovettero garantirgli una non trascurabile agiatezza economica, come mostrano i consistenti lasciti di beni immobili ereditati dai figli. Morto già nel 1283, non risulta che Alighiero, sicuramente guelfo, abbia però partecipato attivamente alla vita politica fiorentina, tanto che, addirittura, nel 1260, dopo la vittoria ghibellina, gli fu risparmiato l’esilio. Sposatosi in prime nozze con una Bella, forse figlia del giudice Durante degli Abati (da cui Dante verosimilmente avrà derivato il nome), morta prematuramente, Alighiero generò da questa prima moglie Dante e una figlia, di cui si ignora il nome, che andò poi sposa al banditore del comune, Leone Poggi. Risposatosi molto presto con Lapa di Chiarissimo Cialuffi ebbe altri due figli, Francesco, che almeno in un’occasione contrasse un debito per venire incontro alle necessità del fratellastro esule, e Tana.
Dei genitori, della matrigna, della sorella e dei fratellastri Dante non fa mai esplicita menzione nelle sue opere. Alcuni hanno però voluto riconoscere nella “donna giovane e gentile…di propinquissima sanguinitade congiunta”, che in Vita Nuova, XXIII 11-12 assiste amorevolmente il poeta malato, la sorella carnale. Reverente, ma tutto sommato generico anche il riferimento, ricalcato su un noto passaggio evangelico (Luca, 11 27), che, a Inf., VIII 45, Virgilio, rivolgendosi a Dante, fa a Bella: “Benedetta colei che ’n te s’incinse”. Non documentati e piuttosto ascrivibili alle convenzioni letterarie del codice comico-realistico, sia il sarcastico accenno a Tana e Francesco, sia le accuse al padre di Dante, cui si rimprovera di essere un infame usuraio, neppure degno della sepoltura, rivolte da Forese Donati, nei sonetti della tenzone.

