Parigi
Secondo Boccaccio Dante avrebbe fatto un viaggio a Parigi, con l’intento di “udire filosofia naturale e teologia”[1]. La notizia, di cui è però difficile circoscrivere una data precisa, è confermata dal cronista Giovanni Villani e da altri commentatori antichi, mentre non è riferita dal figlio Pietro né da Leonardo Bruni.
La critica si è dunque interrogata a lungo sulla genuinità di questa informazione e, alla ricerca di ulteriori conferme, ha perlustrato l’intero corpus dantesco, senza, però, arrivare ad una conclusione: il rilevamento di nuovi indizi si è, infatti, sempre scontrato con interpretazioni alternative, che sostenevano lo scarso valore probante di quelle tracce.
Se si esclude la rapida allusione ad una rivolta dei sudditi francesi contro Filippo il Bello di Par., XIX 118-20, Dante non cita mai Parigi in riferimento alla politica e alla sua influenza sulla storia fiorentina, ma sempre soltanto come centro culturale e universitario. Cosí, nel ricordare Sigieri di Brabante, che “leggendo nel Vico de li Strami / silogizò invidiosi veri” (Par., X 136-38), il poeta riferisce con precisione il luogo della città dove allora si trovavano le scuole di filosofia. E, del resto, una certa familiarità con la prassi delle scuole parigine si può intravedere anche nel passo del Paradiso (XXIV, 46-51), in cui Dante, nell’attesa di essere esaminato da san Pietro, paragona il proprio stato d’animo a quello del baccelliere che si appresta ad essere interrogato dal suo maestro: l’immagine proposta ed i termini utilizzati per identificare le due figure sono, infatti, quelli propri dell’università francese. Ma, a tal proposito, pure non è mancato chi ha sostenuto che il poeta abbia potuto attingere tali informazioni in Santa Maria Novella da Remigio de’ Girolami, il quale aveva insegnato per qualche tempo a Parigi. Analogamente, l’allusione alla vicenda di Ugo Capeto in Par., XX 52 è ricondotta da taluni, più che ad un’effettiva presenza parigina, ad una lettura della Chanson de Huon Capet o di altre storie del regno di Francia.
[1] G. Boccaccio, Esposizioni sopra la Comedia, a cura di G. Padoan, Milano, Mondadori, 1965, p. 8.

