Agostino
Sant’Agostino (Tagaste, 354 Ippona, 430) è comunemente considerato uno dei quattro grandi Dottori della Chiesa occidentale. Orientato verso una conciliazione tra neoplatonismo e cristianesimo, il suo pensiero si impone come uno dei cardini della teologia cattolica. Nel Medioevo, in particolare, sotto l’impulso di san Bonaventura e del movimento francescano, la scuola agostiniana conosce una notevole fioritura, contrapponendosi all’aristotelismo promosso da Alberto Magno e da Tommaso d’Aquino.
Che Dante conosca i principali scritti di Agostino è testimoniato da alcune menzioni alquanto generiche (Mon., III 3 13; Ep., XI 16; Conv., IV 9 8, 21 14, 28 9; Par., X 120, XXXII 35), oltre che da poche citazioni dirette dalle Confessiones, (in Conv., I 2 14 e 4 9), dal De Quantitate Animae (in Ep., XIII 80), dal De Civitate Dei (Mon., III 4 7) e ancora dal De Doctrina Christiana (ivi, III 4 8). Al di là dei richiami intertestuali, il pensiero agostiniano ha però fornito alla costituzione del complesso universo culturale dantesco, la cui forma mentis resta sostanzialmente di marca aristotelica, numerose e decisive suggestioni sia sul piano emotivo sia su quello più squisitamente ideologico. Si pensi alla centralità nell’opera dei due autori del tema della conversione dal peccato, del difficile cammino, scandito da tappe progressive, intrapreso per accedere alla salvezza, che organizza, in senso tematico-teologico e narrativo, l’intera struttura delle Confessiones e della Commedia. In particolare analogie anche testuali sono riconoscibili tra la regio dissimilis, in cui si ritrova Agostino nel VII libro delle Confessioni e il paesaggio selvatico entro cui si smarrisce Dante nel prologo della Commedia. E si consideri anche che il poema dantesco, insistendo sul valore fortemente esemplare della vicenda biografica dell’agens-auctor, rappresenta un’eccezionale tappa nello sviluppo dell’autobiografia spirituale di matrice cristiana, fondata proprio dall’esempio delle agostiniane Confessiones.

