Bernardo da Chiaravalle
Bernardo da Chiaravalle (1091-1153) rappresenta una delle figure piú illustri della cultura cristiana del XII secolo. Monaco cistercense, fondatore dell’Abbazia di Clairvaux, promotore di una profonda riforma monastica, è autore di numerosi trattati e sermoni, ampiamente diffusi e volgarizzati. Fervido assertore della teologia mistica, incentrata sulla cruciale nozione di deificatio, Bernardo, le cui opere non sono mai citate nel corpus dantesco, se si esclude un cursorio riferimento nell’Epistola XIII al De Consideratione, ha però esercitato un notevole influsso, non sempre riconosciuto, sul pensiero e sulla poesia del Paradiso. Secondo il mistico cistercense, infatti, Dio ha creato l’uomo donandogli il libero arbitrio e rendendolo così metafisicamente somigliante a Lui. Se però cede alla cupiditas, l’uomo si allontana allora dal suo Creatore, precipitando in quella che, agostinianamente, Bernardo definisce la regio dissimilitudinis. Solo attraverso l’umiltà, la totale sottomissione della propria volontà a quella del suo Creatore, l’individuo può restaurare la perduta somiglianza con Dio e conseguire la beatitudine, che consiste appunto, per Dante come per Bernardo, nell’accordo perfetto tra la volontà della creatura umana e quella della sostanza divina: si realizza così la deificatio, o, per dirla con il Dante di Par., I 70, il trasumanar. Neppure in questa fase finale tuttavia, in cui è forte la dimensione mistica, si smarrisce la tensione razionale, di matrice tomistica, attraverso cui, per Dante, si fonda la beatitudine paradisiaca.
Il modellarsi dell’esperienza dantesca sul percorso mistico di Bernardo, sia pure con l’apporto decisivo dell’operazione intellettuale di Tommaso, consente allora di comprendere i motivi che hanno indotto il poeta della Commedia a scegliere proprio il fondatore dell’Abbazia di Clairvaux come guida suprema nell’Empireo e come oratore per la preghiera di Par., XXXIII alla Vergine, cui Bernardo fu per altro particolarmente devoto.

