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Dei Sepolcri: la struttura tematica

fotografia Fin dall’esordio, caratterizzato da una doppia interrogativa retorica indirizzata a Ippolito Pindemonte, il carme procede con un andamento apparentemente interlocutorio che mira in realtà ad affermare, attraverso una serie di repentini passaggi e con un tono rivelatore, le solenni verità del poeta. L’epigrafe «Deorum Manium Iura Sancta Sunto» (‘Siano sacri i diritti dei defunti’) è desunta dal libro delle Dodici Tavole citato da Cicerone nel De legibus e suona come un monito che introduce con particolare enfasi l’argomento. Si possono individuare, seguendo l’ipotesi di lettura proposta da Foscolo nella Lettera a M.Guillon, quattro blocchi tematici.

Nella prima parte (vv. 1-90) l’autore, dopo aver negato ogni ipotesi di utilità dei sepolcri per i morti all’interno di una visione meccanicistica e materialistica dell’esistenza, afferma l’utilità delle tombe per i vivi, ai quali trasmettono gli affetti lasciati in eredità dalle persone care. La seconda parte (vv. 91-150) comprende una rassegna di usanze sepolcrali di epoche e luoghi diversi, dai riti delle età primitive ai lugubri culti cattolici, alle serene tradizioni pagane e inglesi. La terza parte (vv. 151-212) è dedicata alla celebrazione del valore civile e politico delle tombe dei grandi che infondono ai vivi sentimenti virtuosi e patriottici; vengono ricordati i grandi artisti, scrittori e scienziati italiani sepolti a Santa Croce a Firenze. Successivamente la scena si sposta in Grecia, dove, a Maratona, esiste un altro esempio di memoria patriottica alimentata da monumenti funebri. La quarta parte (vv. 213-295) celebra la poesia stessa che conserva il ricordo degli eroi anche quando il tempo ha distrutto ogni testimonianza della loro esistenza. Il carme si chiude con l’immagine di Omero che trae ispirazione dalle rovine del sepolcro di Elettra e di Ilo, fondatore di Troia, per rendere eterno nei suoi versi il valore degli eroi greci e troiani, vincitori e vinti, accomunati da un unico destino. 

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