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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > I contemporanei > Ippolito Pindemonte

Ippolito Pindemonte

fotografia Nato e vissuto a Verona (1753 - 1828), Pindemonte è figura di rilievo nel panorama letterario di fine Settecento e inizio Ottocento, amico di Alfieri e di Foscolo, testimone dello scoppio della Rivoluzione francese (celebrata nel poemetto La Francia e presente nel romanzo Abaritte. Storia verissima), autore di versi e prose in cui esalta i piaceri della campagna e della solitudine (Saggio di poesie campestri, Parma, Stamperia reale, 1788; Saggio di prose campestri, Verona, Giuliari, 1795).

Foscolo lo conobbe nella primavera del 1806 quando, reduce dalla Francia, trascorse un lungo periodo a Venezia e nelle città limitrofe. Il tramite tra i due fu l’amica comune Isabella Teotochi Albrizzi che spesso ospitava lo scrittore veronese nel suo salotto veneziano. Nel 1805 Pindemonte aveva iniziato a tradurre l’Odissea e il problema della traduzione di Omero divenne un argomento di discussione tra i due scrittori; in diverse lettere Foscolo, che si apprestava a pubblicare l’Esperimento di traduzione dell’Iliade, sollecita l’amico a dedicarsi alla traduzione di cui furono pubblicati i primi due canti nel 1809: Traduzione de’ due primi canti dell’ “Odissea” e di alcune parti delle “Georgiche”, Verona, Gambaretti, 1809.

Ma il nome di Pindemonte è legato soprattutto alla scrittura del carme Dei sepolcri, a lui dedicato; l’idea di scrivere un poema di argomento sepolcrale era nata in Foscolo proprio dalle conversazione tenute con Isabella Teotochi Albrizzi e con l’amico veronese che nello stesso periodo stava lavorando a un poema sui Cimiteri. Questa circostanza suggerì il sospetto di un plagio da parte di Foscolo che avrebbe deliberatamente spinto l’amico a occuparsi della traduzione dell’Odissea per poter presentare come nuovo il suo poema sui Sepolcri. E’ però lo stesso Pindemonte  a scagionare Foscolo da ogni accusa, affermando in una lettera di aver avuto l’idea di un poema sui Cimiteri ma di aver interrotto il lavoro quando fu pubblicato il poema di Foscolo. I Cimiteri furono pubblicati postumi.

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