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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Gli autori del Manzoni > Carlo Porta

Carlo Porta

fotografia Il poeta dialettale milanese Carlo Porta, fra i maggiori autori  della letteratura italiana, nacque il 15 giugno del 1785 e morì il 5 gennaio del 1821. Come Manzoni, visse sempre a Milano, divenuta allora una capitale culturale di rango europeo. Lavorò, prima come impiegato e poi con gradi elevati, presso l’amministrazione finanziaria del governo napoleonico e di quello austriaco. Erede della grande tradizione dialettale milanese, dal Maggi al Tanzi, al Balestrieri, al Parini, egli utilizzò magistralmente le risorse espressive dell’idioma milanese per dar voce alla sua satira antinobiliare e anticlericale, nutrita di spirito illuministico e riformatore, e ricca di raffinato umorismo ma anche di una indignata energia polemica. Bersagli della sua irrisione sono quei ceti e quei tipi che già il Parini, qualche decennio prima, aveva satireggiato con l’intento di riformarne i costumi, ma che ora, in piena rivoluzione borghese, erano ormai solo un residuo della società di “antico regime” (ne è un efficace esempio la tronfia nobildonna de L’offerta a Dio, Donna Fabia Fabron de Fabrian). Grande narratore di storie e finissimo ritrattista di individui e di gruppi, egli mette in scena (per la prima volta nella storia letteraria italiana) un’umanità “umiliata e offesa”, fatta di poveri e di vinti, appartenente agli strati più bassi della società, destinata a subire i soprusi dei più forti eppure desiderosa di affermare i propri diritti e la propria dignità (in personaggi come il Giovannin Bongee, il Marchionn “dalle gambe storte” o la prostituta Ninetta). Fervido animatore del dibattito culturale durante le polemiche romantiche, Porta creò in casa sua un importante salotto letterario (la cosiddetta “Cameretta”), che fu frequentato anche dall’autorevole figura del Manzoni. L’autore dei Promessi Sposi  fu influenzato notevolmente dalla poesia portiana, e in molti passi del romanzo è possibile cogliere un’eco del suo linguaggio comico e gergale, ad esempio in certi modi di dire dialettali che si percepiscono nell’episodio dell’“osteria della luna piena” (cap. XIV).

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