Il Gierusalemme
Trasmesso dal solo ms. Urb. Lat. 413, il Gierusalemme rappresenta il primo precoce tentativo tassiano in ambito epico, maturato durante il soggiorno a Venezia anche per l’incoraggiamento dato al giovane Tasso da un gruppo di giovani letterati, tra cui il Danese Cataneo autore del poema L’Amor di Marfisa. Questo l’inizio del Gierusalemme, che ha in nuce alcuni tratti dell’ottava iniziale de La Gerusalemme liberata:
L’armi pietose io canto e l’alta impresa
di Gotifredo e de’ cristiani eroi
da cui Gierusalem fu cinta e presa
e n’ebbe impero illustre origin poi.
Tu, Re del Ciel, come al tuo foco accesa
la mente fu di quei fedeli tuoi,
tal me n’accendi, e se tua santa luce
fur lor nell’opre, a me nel dir sia duce. (Dall’edizione a cura di L. Caretti, Parma, Zara, 1993).
Il manoscritto, ritenuto da Caretti non autografo ma copiato da Giovan Mario Verdizzotti, presenta la dedica a Guidubaldo Della Rovere, individua già come argomento la prima Crociata, bandita da Urbano II alla fine dell’XI secolo e si arresta però dopo poco più che un centinaio di ottave. Come consapevole delle difficoltà di ordine teorico imposte dall’epica, Tasso decise di spostare le sue prime prove di narrazione in versi sul poema cavalleresco, di impronta ariostesca, caratterizzato da vincoli e precetti meno stringenti. Da questo passaggio sarebbe maturata la composizione del Rinaldo. Il canto iniziale del poema, tuttavia, nel narrare l’avvicinamento commosso dei Crociati alla città santa, la mostra ordinata dell’esercito o la stessa ambasciata di Alete e Argante, materia tutta che sarebbe rimasta nei primi tre canti de La Gerusalemme, dà la misura di un esordio notevolissimo, la base momentaneamente accantonata da cui qualche anno dopo sarebbe ripartita la grande officina della Liberata.

