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La Gerusalemme liberata (lo stile)
Nel corpo delle Lettere poetiche il Tasso più volte sottolineò la sua intenzione di dedicare un ultimo stadio nella correzione del poema alle questioni di lingua e di stile: scrivendo al Gonzaga e in genere ai revisori il poeta si mostrava a sufficienza aperto a varianti e aggiustamenti, ma un’operazione sistematica non venne mai effettuata prima che il Tasso perdesse il controllo del poema e, appunto sullo stile, si soffermarono in particolare le critiche che la Crusca rivolse alLa Gerusalemme liberata nel corso della polemica. Nel concreto del poema lo stile tassiano è mobile, oscillante tra l’andamento piano e funzionale delle sezioni narrative, a coprire lo sviluppo dell’azione bellica, lo «stile fiorito», mediano, caratteristico della lirica, impiegato per le sezioni dedicate agli amori, lo stile solenne dei discorsi dei personaggi più nobili, da Goffredo a Solimano, ed ancora la sezione ispirata che narra dell’avvicinamento dell’esercito crociato a Gerusalemme o che caratterizza le parole di Pietro l’Eremita. Questa mobilità tonale, una duttilità di esiti perseguita anche in deroga parziale alla univoca «maestà dell’epico» teorizzata nei Discorsi, sarebbe scomparsa nella Conquistata, in favore di una magniloquenza consapevolmente inseguita e tuttavia più rigida e monotona.
 
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