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Sisto V

fotografiaNato nelle Marche nel 1510, Felice Peretti dopo una lunga formazione nell’ordine francescano fu prima Inquisitore apostolico a Venezia, poi al Sant’Uffizio a Roma; venne nominato cardinale nel 1570 e, senza entrare in conclave tra i favoriti, venne eletto papa nell’aprile 1585. Fu appunto a partire dall’elezione che il Tasso, ancora a Sant’Anna, prese a dedicargli dei versi, prima in occasione della visita di Cesare d’Este a Roma (Rime, 1291), e poi con maggiore frequenza nel corso dei suoi soggiorni romani, dopo aver abbandonato Mantova nel novembre 1587. Tra le rime d’encomio la canzone 1389 («Come posso io spiegar del basso ingegno / le vele in alto e col mio tardo carme / così pronto mostrame / ch’i’ solchi di tua lode il mar profondo?») e il sonetto 1390, con argomento eloquente («Al papa, pregandolo che abbia protezione di lui»), ma in particolare meritano di essere ricordate le cinquanta ottave (Rime, 1388) che il Tasso compose nel 1588 (incipit: Te Sisto io canto e te chiamo cantando), una delle prove migliori della poesia encomiastica dell’ultimo Tasso, con la quale il poeta tentò invano di guadagnare una diretta protezione da parte della corte papale; ancora la serie di sonetti per gli importanti interventi urbanistici con cui Sisto V trasformò Roma (Rime, 1391; e anche 1427-29). A completare il quadro i tanti componimenti per Alessandro Damasceni, cardinal Montalto, nipote del pontefice, e il Tempio per Flavia Peretti Orsina.



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