L’apprendistato letterario
Dopo la nomina del padre a rappresentante della potente compagnia mercantile dei Bardi nella capitale del regno angioino, Boccaccio segue la famiglia a Napoli, dove risiede dal 1327 al 1340-41.
Il giovane è affascinato dall’eleganza dell’ambiente cortigiano, all’interno del quale gode di un favore particolare, dovuto all’influente posizione di Boccaccino e all’amicizia con Nicola Acciaiuoli, personaggio di spicco della politica partenopea. Boccaccio partecipa alla vita mondana della gioventù nobiliare, tra feste a corte e vacanze nei luoghi di diporto del Golfo, e conosce le prime agitazioni amorose, frutto dell’innamoramento celebrato nella figura letteraria di Fiammetta. Sono anni significativi per la sua formazione umanistica. Il fascino culturale dalla Corte, il prestigio dello Studium napoletano e la ricca biblioteca di Roberto d’Angiò rappresentano degli stimoli irresistibili per il giovane autodidatta, che si avventura nelle letture più disparate. Da un lato lo attraggono i canzonieri trobadorici e i romans (Chrétien de Troyes, Roman de Troie, Roman de Thèbes), latori della tradizione cortese, tanto favorita della corte angioina; non è minore però la tentazione esercitata dai classici latini (Ovidio, Virgilio, Lucano, Stazio, Apuleio) e dagli autori mediolatini (Bernardo Silvestre, Alano di Lilla, Guido delle Colonne) ai quali si affianca un interesse crescente per le lettere volgari, da Dante a Guido Cavalcanti e Petrarca. Anche le letterature greca e bizantina sono oggetto di attenzione da parte di Giovanni, che intraprende lo studio della lingua greca sotto la guida di Barlaam, monaco calabrese conosciuto probabilmente grazie all’erudito bibliotecario Paolo da Perugia.
Si ascrivono a questo periodo le prime prove letterarie di Boccaccio (Elegia di Costanza, Allegoria mitologica, Dictamina), conservate dallo Zibaldone Laurenziano, e le cosiddette opere giovanili, comprendenti le prime Rime, la Caccia di Diana, il Filocolo, il Filostrato e il Teseida.

