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Ninfale fiesolano

Mitologie toscane

fotografia Grande incertezza regna circa la datazione del Ninfale fiesolano. Il poemetto, formato da 473 ottave, è stato ascritto agli anni della giovinezza napoletana da Pier Giorgio Ricci[1]. Lo studioso, stravolgendo la cronologia tradizionale, che lo datava al 1344-46 e ne collocava la composizione subito dopo la Fiammetta, si è dichiarato favorevole a riconoscere nel Ninfale addirittura la prima prova letteraria del Certaldese, sulla base di alcune incongruenze testuali interne alla produzione boccacciana. L’ipotesi è stata controbattuta da A. Balduino[2], incline a rivalutare la datazione tradizionale, condivisa oggi dalla maggioranza degli studiosi.

Il giovane pastore Africo si invaghisce di Mensola, ninfa sacra a Diana e votata alla castità. Con la complicità di Venere e grazie a un travestimento in vesti femminili, Africo riesce a guadagnare l’intimità delle ninfe, a conquistare Mensola e a possederla. Rifiutato successivamente dalla ninfa, che teme l’ira di Diana, Africo si uccide per dolore. Il fiume presso il quale era avvenuto l’incontro amoroso con Mensola raccoglie il sangue dello sfortunato amante e ne assume il nome, a futura memoria della sua triste sorte. Sinistro inveramento di un infelice destino familiare, la vicenda di Africo appare come presagita in quella del nonno Mugnone. Anch’essi, innamoratasi di una ninfa, aveva trovato la morte nel corso d’acqua suo omonimo, mentre la destinataria del suo sentimento era stata mutata in fonte, con una metamorfosi analoga a quella inflitta a Mensola. L’amante di Africo viene infatti trasformata in fiume, come punizione per la colpevole maternità dalla quale nasce il piccolo Pruneo, figlio di Africo. Il bambino è cresciuto dai nonni paterni, Alimena e Girafone. Divenuto siniscalco di Atalante, fondatore di Fiesole, si unisce in nozze a Tironea. Dalla giovane donna Pruneo ottiene una prole numerosa e forte, che si rivela vanto e radice della nascente comunità fiesolana.

[1]P.G. Ricci, Studi sulla vita e le opere del Boccaccio, Milano-Napoli 1985, pp. 13-28.

[2]A. Balduino, Introduzione, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, Milano 1974, vol. III, pp. 275-282.

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