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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > «Raccontare cento novelle, o favole o parabole o istorie» > Proemio

Decameron

Proemio

fotografia Al proemio decameroniano è riservata la dedica del libro alle “vaghe donne”, che si identificano come pubblico d’elezione della raccolta di novelle. Il soggetto femminile e il tema chiave della “compassione”, rivolta a quanti sono “afflitti” da pene d’amore, legano l’esordio del Decameron alla precedente esperienza letteraria della Fiammetta, mentre una scoperta allusione alla diciannovesima Heroides di Ovidio, contenente la risposta di Ero a Leandro, chiama in causa un antecedente classico di rilevanza per l’intera tradizione della poesia cortese[1]. Preoccupazioni strutturali portano l’autore a schematizzare incisivamente l’architettura testuale dell’opera, in questa sede deputata:

intendo di raccontare cento novelle, o favole o parabole o istorie che dire le vogliamo, raccontate in diece giorni da una onesta brigata di sette donne e di tre giovani nel pistelenzioso tempo della passata mortalità fatta, e alcune canzonette dalle predette donne cantate al lor diletto (Decameron: Proemio, 13[2])

Il Decameron è formalmente un prosimetro, iscritto nel solco della tradizione volgare tracciato dalla Vita Nova. Nel Centonovelle di Boccaccio però l’elemento autobiografico appare dissimulato, attraverso la decuplicazione della voce narrante, e questo avviene in netto contrasto con la tradizione dantesca, che, tanto nel libello giovanile quanto nella Commedia, predilige sempre la narrazione in prima persona. La parabola in due tempi, nella quale al momento del peccato segue la rigenerazione del pentimento, che era stata sfruttata dai precedenti danteschi e che si impone come istanza narrativa strutturante nei Rerum Vulgarium Fragmenta di Petrarca, appare relegata nel Decameron al ruolo di un antefatto privato. Il passato peccaminoso di Boccaccio, chierico “innamorato” che ha conosciuto la pena d’amore, è allusivamente riecheggiato nel proemio (Decameron: Proemio, 2-5[3]), ma la sua rievocazione appare qui confinata, alle soglie della narrazione, e non si proietta né sulla presentazione della vita della brigata o né sulle varie vicende immortalate dalle novelle.

[1]L. Rossi, Il paratesto, in Introduzione al Decameron, a c. di M. Picone – M. Mesirca, Firenze 2004, pp. 35-55.

[2]Giovanni Boccaccio, Decameron, a c. di V. Branca, Torino 1999, vol. I, p. 9.

[3]Giovanni Boccaccio, Decameron, a c. di V. Branca, Torino 1999, vol. I, pp. 5-6.

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