Decameron
Il paratesto
Nella complessa architettura del Decameron un ruolo di particolare rilievo spetta alle questioni affrontate nel paratesto. Con questo termine, introdotto da G. Genette[1], si indica una serie di elementi distinti, testuali e grafici, che sono di “contorno” al testo. Da un lato il paratesto comprende sedi deputate ad accogliere informazioni riguardanti l’opera, come il titolo, il proemio e le conclusioni; dall’altro abbraccia tutte le caratteristiche grafiche legate alla materialità con la quale il testo si presenta come libro. Nel Decameron titolo, proemio, introduzione alla IV giornata e conclusioni dell’autore costituiscono una corposa sezione paratestuale, alla quale sono affidate le riflessioni metaletterie dell’autore.
Il titolo della raccolta di novelle è un neologismo coniato sul modello dell’Hexaemeron di Sant’Ambrogio, un trattato sulla creazione del mondo, al quale Boccaccio contrappone idealmente il racconto della “ri-creazione” della società a lui contemporanea, esemplificata dalla vita della lieta brigata. Il passaggio dai sei giorni della genesi alle dieci giornate della narrazione decameroniana potrebbe essere letto come un’allusione alla simbologia numerica della Commedia, alla quale più scoperto riferimento viene tributato nel “cognome” assegnato al libro: “Prencipe Galeotto”. Gli amori di Paolo e Francesca, ricordati nel celebre V canto dantesco, e, per il tramite di Galehaut, intermediario tra Lancillotto e Ginevra, l’intera tradizione letteraria cortese, sono qui chiamati in causa a giocare il difficile ruolo di un antimodello da controbattere e superare. Si assiste infatti nel Decameron, se non a un ribaltamento delle parti, di certo a un capovolgimento degli effetti ascrivibili alla lettura:
Ben lungi dal causare la dannazione dei protagonisti, com’era accaduto a Paolo e Francesca, il libro (e con esso chi lo scrisse) intende favorire il riscatto delle lettrici -cui il testo è dedicato- dalle pene e dalle contingenze d’una realtà non di rado intollerabile[2].
[1]G. Genette, Palimpsestes: la littérature au second degré, Paris 1981.
[2]L. Rossi, Il paratesto, in Introduzione al Decameron, a c. di M. Picone M. Mesirca, Firenze 2004, pp. 35-55.

