Decameron
Il ruolo delle maiuscole
Il ruolo “segnaletico” svolto dalle maiuscole hamiltoniane nell’indicazione dell’inizio di ogni giornata e nella scansione del rigido cerimoniale introduttivo che precede ciascuna esecuzione novellistica della brigata è stato opportunamente indicato con rapide, quanto fondamentali, notazioni da Vittore Branca e ha in seguito tangenzialmente interessato, in contesti diversi, le considerazioni di altri studiosi[1].
Le iniziali filettate più grandi (tipo 1)[2] accompagnate da una maiuscola nerastro/bruna di dimensioni minori (tipo 5) indicano l’inizio della giornata; a seguito di ogni rubrica, invece, iniziali filettate del tipo 2 (quindi dalle dimensioni più piccole e dalla decorazione meno elaborata) insieme ad una maiuscola del tipo 5 segnalano al lettore l’avvio di una nuova situazione narrativa, generalmente articolata nei tre momenti del commento alla novella precedente, dall’introduzione del narratore al racconto successivo e della novella. A renderci accorti del passaggio di voce al novellatore di turno come a marcare la soglia tra lo spazio metanarrativo della cornice e quello del racconto sono le maiuscole semplici del tipo 3, alternativamente colorate in rosso e turchino e sempre seguite da una maiuscola del tipo 5.
Si profila pertanto una gerarchia tra le iniziali, in ossequio alla quale differenti varietà di realizzazione grafica assolvono alla messa in rilievo delle diverse unità costitutive del racconto. Così è infatti anche per le maiuscole semplici del tipo 4, alle quali è affidata l’identificazione delle unità testuali semanticamente autosufficienti, paragonabili a dei moderni paragrafi.
[1]V. Branca, Tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio. II, Roma 1991, in part. p. 218; L. Battaglia Ricci, Boccaccio, Roma 2000, pp. 141-147; Giovanni Boccaccio, Decamerón, a c. di M. Hernández Esteban, Madrid 1994, in part. pp. 72 e 74; A. Petrucci, Il ms. Berlinese Hamiltoniano 90. Note codicologiche e paleografiche, in G. Boccaccio, Decameron. Edizione diplomatico-interpretativa dell’autografo Hamilton 90, a c. di C. S. Singleton, Baltimore and London 1974, 647-661, in part. p. 648; W. Pötters, Begriff und Struktur der Novelle. Linguistische Betrachtungen zu Boccaccios “Falken”, Tübingen 1991, in part. pp. 23-32; 72-90.
[2]La tipologia delle maiuscole hamiltoniane è classificata secondo lo schema seguente:
Maiuscola
| Decorazione
| Colore
| Dimensione
|
1.Tipo
| filettata
| Alternativamente rosso e turchino
| Tocca quattro righe oltre a quella della parola di cui è l'iniziale |
2.Tipo | filettata
| Alternativamente rosso e turchino
| Tocca due righe oltre a quella della parola di cui è l’iniziale |
3.Tipo | semplice | Alternativamente rosso e turchino
| Tocca una riga oltre a quella della parola di cui è l’iniziale |
4.Tipo | semplice | Toccata di giallo | Non tocca altre righe oltre a quella della parola di cui è l’iniziale |
5.Tipo | semplice | Nerastro/bruno | Non tocca altre righe oltre a quella della parola di cui è l’iniziale |
Cfr. T. Nocita, Per una nuova paragrafatura del testo del Decameron. Appunti sulle maiuscole del cod. Hamilton 90 (Berlin, Staatsbibliothek Preußischer Kulturbesitz), “Critica del Testo”, II/3 (1999), pp. 925-934; Ead., La redazione hamiltoniana di Decameron I 5. Sceneggiatura di una novella, in Il racconto nel Medioevo romanzo. Atti del Convegno, Bologna, 23-24 ottobre 2000, Con altri contributi di Filologia romanza, Bologna 2002, pp. 351-366 [“Quaderni di Filologia Romanza”, 15 (2001)]; Ead. in collaborazione con T. Crivelli, Teatralità del dettato, stratificazioni strutturali, plurivocità degli esiti: il Decameron fra testo, ipertesto e generi letterari, in Autori e lettori di Boccaccio. Atti del Convegno internazionale di Certaldo, Certaldo, 20-22 settembre 2001, a c. di M. Picone, Firenze 2002, pp. 209-233.

