De montibus
De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus et de diversis nominibus maris è un dizionario erudito che raccoglie in ordine alfabetico voci relative alle cinque diverse tipologie geografiche, specificate nel titolo. Nel De montibus il ricorso alla fonte bibliografica si sostituisce all’esperienza diretta e alla conoscenza dei luoghi, che ispira, ad esempio, invece il resoconto di viaggio del De Canaria. L’antecedente librario scalza del tutto la testimonianza oculare, anche in caso di discordanza tra descrizione erudita e geografia accertata, come sottolinea lo stesso Boccaccio:
Vidi quedam se aliter habere quam veterum rationes ostendant, quibus in tantum indulgens fui ut mallem potius eorum auctoritati quam oculis credere meis[1].
Lo spettro dei testi di riferimento per la composizione di quest’enciclopedia geografica è particolarmente ampio. Se la Naturalis historia di Plinio costituisce il modello d’ispirazione per la stesura del corpo centrale dell’opera, al quale Boccaccio attese tra 1355 e 1360, è indubbio però che il testo sia stato rielaborato in più tempi e sicuramente fino al 1374. Il novero delle fonti accertate conferma la contaminazione della tradizione biblica con i classici greci e latini (Omero, lo Pseudo-Aristotele, Varrone, Cesare, Livio, Vitruvio, Pomponio Mela, Seneca, Giuseppe Flavio, Curzio Rufo, Cicerone, Virgilio, Lucano, Stazio). Tra gli autori mediolatini si scopre l’eco di Paolo Diacono, Servio, Orosio e Goffredo di Monmouth.
[1]De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus et de diversis nominibus maris, a c. di M. Pastore Stocchi, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, vol. VII-VIII, to. II, Milano 1998, pp. 1815-2122.

