|
 |
Home Page >
Percorso testuale > La produzione scientifica > De Canaria
De Canaria
De Canaria et insulis reliquis ultra Ispaniam in Occeano noviter repertis è la traduzione in latino del breve resoconto di viaggio firmato da Nicoloso da Recco, uno dei capi della spedizione che nel 1341 raggiunse le isole Canarie. La datazione di questo testo documentario è alquanto controversa. M. Pastore Stocchi lo ritiene non molto posteriore al 1341[1], e ne colloca la composizione dopo il rientro di Boccaccio a Firenze, rigettando la cronologia tradizionale che l’ascriveva invece al 1353.
La narrazione del De Canaria procede asciutta, senza nulla concedere all’esotico e al meraviglioso, e si conforma piuttosto al modello della prosa essenziale e scarna delle relazioni mercantili. Un antecedente può essere indicato nel Liber secretorum di Marin Sanudo il Vecchio, stilato nel 1321 per papa Giovanni XXII, con l’intento di fornire una guida pratica per successive imprese esplorative e commerciali. La testimonianza del Liber secretorum è senz’altro messa a frutto da Boccaccio nella costruzione degli itinerari di viaggio del Filocolo e si configura quindi come termine di riferimento soprattutto per le descrizioni geografiche. Nella prosa del De Canaria traspare un interesse scientifico, che conferma la ricettività di Boccaccio per il magistero napoletano impartitogli in gioventù dall’astronomo Andalò del Negro e dal matematico Paolo dell’Abaco.
[1]M. Pastore Stocchi, Introduzione, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, vol. V, tomo I, Milano Mondadori 1992, p. 968.
 
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
     |