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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Intorno al Decameron > IV. L’ingresso della tragedia

Le dieci giornate

fotografia Decameron

IV. L’ingresso della tragedia

L’inizio della quarta giornata è segnato da una doppia frattura. A livello diegetico, la scelta del tema degli amori infelici rappresenta una brusca inversione di tendenza rispetto al lieto epilogo, che si era imposto come tratto unificante delle decurie novellistiche nelle tre giornate precedenti. Nel macrotesto si assiste all’intromissione dell’autore, che, interrompendo la finzione narrativa della brigata, prende la parola per affrontare questioni metaletterarie e difendere il Decameron dalle accuse dei detrattori. L’espediente dell’inserzione di una novella (la centunesima della raccolta), nota come apologo della papere, si rivela risolutivo per sedare le critiche di eccessiva filoginia dell’opera e stabilire le posizioni ideologiche di una scrittura, concepita come espressione del positivo equilibrio che si può instaurare tra natura e uomo.

L’ingresso del tema tragico è imposto da Filostrato, emblema della sofferenza amorosa, che traspare nella pseudoetimologia del nome, “vinto d’amore”, assunto già a titolo dell’omonimo poemetto boccacciano. La trattazione di una materia luttuosa potrebbe essere letta come un’infrazione alla norma del “rallegrarsi”, stabilita dalla brigata tra le regole da seguire nel soggiorno in contado. La contraddizione può essere però spiegata se si considera la corrispondenza tra la descrizione della peste nella cornice e i fatti tragici delle novelle della IV giornata: “La peste è insomma un memento mori con la funzione di incrementare la gioia di vivere della brigata; così come la vita lieta della brigata è un tentativo di esorcizzare il ricordo della peste. [...] Possiamo pertanto dire che la nostra giornata abbia una funzione analoga a quella della descrizione della peste[1].

[1]M. Picone, L’”amoroso sangue”: la quarta giornata, in Introduzione al Decameron, a c. di M. Picone-M. Mesirca, Firenze 2004, pp. 115-139, cit. p. 118.

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