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Percorso tematico > Intorno al Decameron > X. La ragione matrimoniale
Le dieci giornate
X. La ragione matrimoniale
Alla ragione del matrimonio si piega l’ardore del vecchio re Carlo I d’Angiò. Vergognoso del sentimento poco decoroso, che nutre nei confronti della giovane e belle Ginevra, il sovrano soffoca la propria passione e dona la ragazza in sposa a Maffeo da Palizzi (6). Analogamente il re Pietro d’Aragona consegna la bella Lisa tra le braccia di Perdicone, non potendo ricambiare l’attenzione di una giovane dai non nobili natali (7). La passione amorosa è secondaria anche all’amicizia. L’esempio di Tito e Gisippo (8), i due giovani del I d.c., appare modellato sul De integro amico della Disciplina Clericalis di Pietro Alfonso. Lo scambio di favori tra i due amici coinvolge la rinuncia all’amore di Sofronia, da parte di Gisippo, e il sacrificio della propria vita, che Tito è pronto a fare, assumendo la colpa dell’omicidio imputato all’amico. Il lieto fine è siglato dal matrimonio dell’ateniese con la sorella di Tito, che rinsalda il rapporto amicale tra i due giovani, convertendolo in legame di parentela. Il Saladino, sotto le mentite spoglie di un mercante, è sontuosamente onorato da messer Torello di Pavia (9). Il precedente torna utile a Torello, che, ammalatosi gravemente ad Alessandria, è creduto morto dalla moglie, la quale accondiscende a nuove nozze. Per contraccambiare i favori ricevuti, il Saladino provvede allora con un rito magico ad assicurare il rapido rientro a Padova di Torello, che riesce a impedire il matrimonio della sua legittima sposa. Fatta salva è ancora una volta l’unione coniugale, leit motiv di questa giornata. Il tema è in realtà preparato, in una sorta di crescendo emotivo, già da quei racconti di sottomissione maritale (7, 9) che nella nona giornata prefigurano la novella conclusiva di Griselda (10).
 
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