L’arrivo a Madrid
Al principio del 1525 i francesi guidati da Francesco I riconquistano Milano, costringendo le forze imperiali di Carlo V a ripiegare su Pavia in attesa di rinforzi. Il 25 febbraio, per completare il successo, i francesi assediano la città, ma vengono attaccati alle spalle e, nell’azione congiunta degli eserciti imperiali provenienti da nord e delle truppe uscite dalle mura di Pavia, si trovano presi nel mezzo e vengono duramente sconfitti. Lo stesso re, Francesco I, viene catturato e portato a Madrid.
Castiglione viene informato di questi fatti mentre è in viaggio per la Spagna. L’11 marzo 1525 egli arriva a Madrid; ricevuto solennemente presso la corte imperiale, si congratula con Carlo V per la vittoria di Pavia. Poco dopo presenta un memoriale ufficiale, per scusare il papa della sua recente alleanza con la Francia.
Nel corso del 1525 e del 1526, dalla Spagna, Castiglione informa con lunghe e precise relazioni la curia romana su tutto ciò che viene discusso presso la corte imperiale. Baldassarre trasmette al papa giudizi sull’accaduto e ipotesi circa l’avvenire, alla luce delle deliberazioni di Carlo V che riguardano l’intero scacchiere, politico e militare, europeo. Soprattutto egli insiste, rivolgendosi a Clemente VII, nel difendere la sua idea: l’interesse della Chiesa e l’indipendenza dell’Italia possono essere garantiti solo per mezzo di un accordo di pace, fermo e duraturo, tra il papa e l’imperatore. Il pontefice e la curia sono messi in guardia circa i pericoli di una linea politica ambigua e altalenante, per cui, con un miope doppio gioco, Roma prometta il proprio sostegno ad entrambe le parti in lotta.
La missione spagnola si rivela presto, per Castiglione, irta di pericoli, soprattutto perché, durante la sua assenza da Roma, presso la curia acquista spessore e incidenza l’azione svolta, a sua insaputa, dai diplomatici filofrancesi, che circondano il papa e tentano, con ogni mezzo, di indirizzarne le decisioni. Inoltre Carlo V si dimostra un interlocutore freddo, oculato e astuto, i cui autentici e segreti moventi paiono a Baldassarre, sempre, difficilmente comprensibili, derivandone al nunzio, sui due fronti, una sensazione di crescente e irrimediabile isolamento.

