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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Le glorie di Roma > La Roma dei prelati, frivola e mondana

 La Roma dei prelati, frivola e mondana

fotografia Durante la prima metà del 1505 Castiglione risiede a Roma in compagnia del duca di Urbino, Guidubaldo di Montefeltro. E durante questo soggiorno ricava impressioni che, almeno in parte, correggono e smorzano il suo iniziale entusiasmo. I tesori archeologici e artistici della città lo affascinano, ma egli rimane profondamente turbato, come dichiara – per via epistolare – alla madre Aloisia, dal lusso, dallo sfarzo, e dalle conseguenti spese che è necessario sostenere per non sfigurare. Reiteratamente è costretto a chiedere che da Mantova gli siano spediti i denari e i vestiti di cui ha bisogno, trovandosi a condurre, suo malgrado, una vita frivola e mondana. Per giustificarsi, descrive accuratamente le cerimonie ecclesiastiche e diplomatiche a cui partecipa, in cui dominano gli abbigliamenti e le acconciature più eccentrici e, in ultima analisi, la perpetua esibizione della ricchezza.

A Roma, scrive Castiglione alla madre, tutto si compra e tutto deve essere comprato; una insaziabile voracità sembra contrassegnare le mode, che obbligano, continuamente, a cambiare abito, cavallo, armatura, abitazione, così che le spese diventano smisurate: “Le nostre spese sono come se usano ne le corte, in modo che pur è forza che sempre qualche cosa se spendi” (B. Castiglione, Le lettere, a c. di G. La Rocca, I, Milano 1978, 47). Luci e ombre, splendori e miserie, virtù e vizi si mescolano e si intrecciano in una realtà ambigua e paradossale, per cui la medesima città è, al tempo stesso, capitale della cultura e degli studi (“fonte de li homini docti”, ed. cit., p. 62) e teatro di una pericolosa degenerazione dei costumi ecclesiastici. Il giovane Castiglione, in fine, non può che confessare un senso di estraneità e disagio, per usi e comportamenti tanto diversi da quella sobrietà a cui è stato educato: “A dir el vero queste cose di Roma non apartengono niente dal canto nostro: che s’io volesse avisare de prelati, vescovi, cardinali ciò che fanno, ciò che dicono, credo che la M. V., non conoscendo le persone, se ne pigliaria poco apiacere. Vero è che qui concorreno tutte le nove del mundo, di Franza e Spagna, ma io considero che non apertengono a nui” (ed. cit., p. 51).

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