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Dante da Maiano

Dante da Maiano è autore di 47 rime provenzaleggianti, con sensibili influssi guittoniani. Scarsissime le notizie biografiche su di lui: si conosce solo, attraverso un documento del 1301, che fu figlio di un tale ser Ugo da Maiano, fiorentino. Forse un po’ piú anziano di Dante, egli intrattiene con questi una corrispondenza poetica, che consta di tre serie. La più nota è la cosiddetta Tenzone del duol d’amore, articolata in cinque sonetti, di cui sono danteschi il secondo (Qual che voi siate, amico, vostro manto) ed il quarto (Non canoscendo, amico, vostro nomo), mentre gli altri si riconducono al maianese. Tale tenzone, in cui si riconosce che il dolore più grande è amare senza essere riamati, rappresenta una delle prime prove poetiche dell’Alighieri, all’insegna della sperimentazione guittoniana, come dimostra il ricorso a rime equivoche e spezzate e l’insistito uso della replicatio. Anche negli altri due gruppi, è sempre al maianese che spetta il ruolo di proponitore: nella prima serie, anch’essa incentrata sulla forza invincibile di Amore, al sonetto Amor mi fa sí fedelmente amare, l’Alighieri risponde con Savere e cortesia, ingegno ed arte; nella seconda, invece, con Savete giudicar vostra ragione il futuro autore della Commedia raccoglie l’invito, rivolto anche ad altri rimatori, a interpretare un sogno, una “visione” dell’amico (Provedi, saggio, ad esta visïone). A Dante da Maiano si deve inoltre una delle tre risposte (le altre sono di Cavalcanti e di Terino da Castelfiorentino) al sonetto, A ciascun’alma presa e gentil core, primo della Vita Nuova, in cui l’Alighieri interroga i rimatori del tempo su un proprio sogno. Nel sonetto del maianese (Di ciò che stato sei dimandatore) si consiglia a Dante di curare la malattia d’amore, mitigando le proprie emozioni con il lavaggio dei testicoli (v. 7: “che lavi la tua collia largamente”), il cui riscaldamento era per la scienza medica dell’epoca all’origine dei danni causati dalle affezioni erotiche.

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