Il Casentino
Situato nell’alta valle dell’Arno, il Casentino, che era stato a lungo conteso tra Arezzo e Firenze, al tempo di Dante era dominato dai conti Guidi, prestigiosa e antica famiglia giunta in Italia al seguito dell’imperatore Ottone I. In questa terra, dove aveva combattuto nel 1289 la celebre battaglia di Campaldino, Dante soggiornò, tra Poppi, Romena e Dovadola, dal 1307 al 1311, ospite del conte Guido da Battifolle, con funzioni di intellettuale di corte, non dissimili da quelle che aveva già esercitato a Forlì presso gli Ordelaffi e in Lunigiana con i Malaspina. Il poeta era a Poppi quando, nel 1307, inviò a Morello Malaspina, l’Epistola IV con la canzone Amor da che convien. Al soggiorno casentinese sono anche riconducibili altre lettere di Dante, quali la VI, indirizzata nell’aprile del 1311, agli “scelleratissimi” Fiorentini (Ep., VI), che contrastavano i progetti di restaurazione imperiale di Arrigo VII; la VII rivolta all’imperatore in persona; e l’VIII, la IX e la X, scritte, tra la fine del 1310 e gli inizi del 1311, da Dante in nome della contessa Gherardesca, moglie di Guido da Battifolle, e indirizzate a Margherita di Brabante, moglie dell’imperatore.
Tuttavia, di lì a poco il poeta dovette abbandonare la regione: quando, nel 1312, Arrigo VII lasciò definitivamente la Toscana, ponendo fine al suo piano politico e insieme alle speranze degli esuli fiorentini, Dante si era infatti già trasferito a Verona, forse anche in seguito al riavvicinamento dei conti Guidi di Dovadola e di Battifolle al governo filopapale fiorentino.
Il forte legame del poeta con il Casentino è comunque testimoniato dalla presenza nella Commedia di personaggi casentinesi, dalla figura di maestro Adamo, falsificatore, su istigazione proprio dei conti Guidi, del fiorino fiorentino (Inf., XXX), a quella di Bonconte da Montefeltro, travolto e ucciso, durante la battaglia di Campaldino, dalle acque dell’Arno in piena (Purg., V).

