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percorso biografico   Home Page > Percorso biografico > 1785-1805 > Gli esuli napoletani


Gli esuli napoletani

fotografia Agli inizi del 1801 Manzoni, sedicenne, aveva composto un poemetto in quattro canti intitolato Del trionfo della libertà (la prima delle poesie giovanili) nel quale, filtrati da una già matura sapienza letteraria e dal modello montiano, si manifestavano i suoi entusiasmi libertari e giacobini, astrattamente celebrati e alimentati dal ribellismo adolescenziale. Ma nei mesi successivi, in quella Milano dove gli ideali rivoluzionari di libertà, uguaglianza, indipendenza nazionale venivano contraddetti dall’interessata politica del regime napoleonico, il giovane Manzoni ebbe modo di attenuare quegli entusiasmi e di vagliarli criticamente. Un ruolo importante ebbe in questa fase il contatto con due esuli napoletani, cioè con due di quegli intellettuali meridionali che avevano dato vita all’effimera “repubblica partenopea” del 1799 e che erano scampati alla sanguinosa repressione borbonica: Francesco Lomonaco (!772- 1810) e Vincenzo Cuoco (1770-1823). Protagonisti di un’esperienza rivoluzionaria fallita, essi testimoniavano che le teorie illuministiche di un ristretto gruppo di intellettuali non bastavano a cambiare una complessa situazione storica: a Napoli, come il Cuoco aveva dimostrato nel Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, quelle teorie non avevano coinvolto le masse popolari che anzi, nella loro arretratezza culturale e sociale, avevano appoggiato il governo feudale dei Borboni e non i “liberatori”. Inoltre gli esuli trasmettevano al Manzoni e alla cultura lombarda, quasi come un antidoto contro l’astratto idealismo, la lezione di Giambattista Vico, col suo profondo senso del divenire storico e la sua esigenza di ricondurre i fatti della storia umana a un principio unico che dia loro senso (quale sarà poi per il Manzoni la Provvidenza divina). Il Cuoco fece anche leggere in anteprima ad Alessandro il suo romanzo “archeologico”, il Platone in Italia, che sarebbe stato tra le fonti dei Promessi Sposi. Al Lomonaco (che influenzò anche il Foscolo) il giovane poeta dedicò il sonetto Per la vita di Dante, in lode delle sue Vite degli eccellenti italiani (1802).

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