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La Provvidenza
Tra le definizioni dei Promessi Sposi una delle più accreditate è quella di “romanzo della Provvidenza”. La critica ha letto l’opera come una sorta di “Odissea cristiana”, certo drammatica e dolorosa, che tuttavia si viene compiendo, da parte di protagonisti e personaggi, lungo un disegno provvidenziale dal favorevole esito finale. Nello stretto rapporto tra fede e ragione, che caratterizza sia le religiosità che la poetica letteraria del Manzoni, la Provvidenza è l’ordine razionale secondo cui nella storia umana nel suo complesso e nelle singole vicende individuali si manifesta la volontà divina. A chiarire la nozione di “Provvidenza” è colui che nel romanzo sembra essere il massimo esecutore di ciò che Dio ha disposto per gli uomini: padre Cristoforo. Quando il frate, dopo il fallimentare colloquio con don Rodrigo, riceve l’aiuto inaspettato del buon servitore, che lo avvisa dei progetti del padrone a danno di Lucia, egli pensa (e dice ai due giovani promessi) di aver trovato un “filo” offertogli dalla Provvidenza. Come il filo di Arianna dal mitico labirinto, così il filo provvidenziale dovrebbe consentire agli “umili” di questo mondo di salvarsi dai pericoli fisici e morali dell’esistenza. E tuttavia l’intreccio attraverso il quale l’autore del romanzo fa giungere Renzo e Lucia al ricongiungimento lascia aperti non pochi interrogativi, se non sull’esistenza di quel disegno provvidenziale, almeno sulla sua comprensibilità. Fidando nella Provvidenza, e assecondandola, padre Cristoforo invia Renzo a Milano da un frate che lo dovrà aiutare, e Lucia al convento di Monza dalla Signora che la dovrà proteggere. In entrambi i casi il creduto bene si trasforma in male, per le disgrazie che proprio in quei luoghi toccheranno ai due giovani. La Provvidenza sembra, nel romanzo, più vicina al “caso” che non a un disegno di cui si capisca bene il senso: essa, con l’aiuto della peste, fa ritrovare i due fidanzati, ma, sempre con l’aiuto della peste, toglie di mezzo padre Cristoforo, campione della carità cristiana, e lascia in vita don Abbondio, eroe dell’egoismo.
 
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