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Il Carmagnola: personaggi
La prima tragedia manzoniana, Il Conte di Carmagnola, fu scritta, in varie fasi, tra il 1816 e il 1820, anno della sua pubblicazione, per cura dell’amico Ermes Visconti, e con dedica a Claude Fauriel, presso l’editore milanese Ferrario. Oltre che dalla Prefazione, essa è preceduta da alcune Notizie storiche nelle quali l’autore così come farà nell’Adelchi- presenta scrupolosamente i dati storici su cui si basa la tragedia. Proprio per lo scrupolo storiografico egli divide i personaggi in storici, come il Conte, la moglie, alcuni condottieri, il doge Antonio Foscari, e ideali, come i senatori Marino e Marco. I personaggi ideali incarnano i temi e i valori che stanno al centro del conflitto drammatico: Marino rappresenta il fosco e ambiguo potere politico, che usa inganno e violenza in nome della “ragion di stato” e che opprime le anime più pure e deboli; Marco rappresenta il sentimento profondo e lacerante di un’amicizia fraterna (quella per il Conte) che è costretta a piegarsi agli intrighi dei potenti. Uno dei momenti più alti della tragedia è appunto il monologo (atto IV, vv. 270-350) nel quale Marco confessa a se stesso la viltà del proprio tradimento e accetta la dura punizione del rimorso. Ma lo stesso Conte di Carmagnola è un personaggio fortemente idealizzato. Manzoni, convinto, al contrario di altri storici, che egli fosse innocente e vittima delle trame politiche, ne fa un eroe dai tratti tipicamente romantici: coraggioso, leale, ingenuo, tenero negli affetti verso i propri cari, generoso con il nemico vinto. Proprio perché portatore di questi alti valori umani, il Conte è “sacrificato” sull’altare del potere politico. Egli assume così i tratti anche d’un eroe “cristiano”, che nel finale dell’atto V (il più riuscito insieme al IV) chiede alla moglie e alla figlia di perdonare chi lo ucciderà. Il dramma offre alla contemplazione e alla riflessione dello spettatore o del lettore un esempio della tragicità della Storia degli uomini, ma con il Coro del II atto, che condanna le guerre fratricide degli Italiani, Manzoni ne fa anche un dramma politico, rimarcando con forza la questione dell’unità e dell’indipendenza nazionale.
 
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