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I Promessi Sposi: personaggi minori

fotografia Agnese, la madre di Lucia, ha molto spazio nell’intreccio e presenta una caratterizzazione molto accurata. La sua popolana saggezza e la sua esperienza della vita si mettono in luce quando organizza e dirige la messinscena del matrimonio clandestino (entrando in contrasto con la figlia, che rifugge da trucchi e raggiri). Altra donna pratica di mondo, con una personalità ben delineata, è Perpetua, la domestica di don Abbondio, pettegola e ciarliera, che sa dare i consigli giusti al suo curato, ma è meno furba di Agnese nella farsa del matrimonio a sorpresa. Un personaggio apparentemente minore è don Ferrante, il nobile che con la moglie; donna Prassede, ospita Lucia a Milano. Don Ferrante è un tipico rappresentante (insieme all’Anonimo) del secentismo, con la sua cultura vuota, formalistica e ampollosa, depositata in una biblioteca nella quale, accanto ai libri di cavalleria o di stregoneria, figurano anche molti testi di astrologia, che portano il buffo letterato ad assurde spiegazioni dell’origine della peste. Due figure di “bravi”, quelle del Griso (servitore di don Rodrigo) e del Nibbio (servitore dell’Innominato), hanno un forte rilievo nell’intreccio. Al Griso, inoltre, l’autore sembra attribuire una particolare funzione simbolica quando ce lo mostra (nel cap. XI) intento a ricostruire gli eventi della “notte degli imbrogli” per farne una “relazione” a don Rodrigo: egli diviene in certo modo un grottesco “doppio” del romanziere storico, che ha come scopo appunto quello di ricostruire dei fatti sulla base di documenti e di farne un ordinato racconto. Due perfette incarnazioni delle trame della politica e delle menzogne del “politichese” (non solo secentesche) sono il Conte Zio e il Padre Provinciale, impegnati a far valere i loro rispettivi poteri in un  dialogo diplomatico carico di allusioni e reticenze, di cui Manzoni ci rende appieno tutta la comicità. Vero e proprio personaggio collettivo, di straordinaria potenzialità espressiva fra il tragico e il comico, è la “folla”. Manzoni è un maestro nella rappresentazione delle masse, dei loro movimenti, della loro psicologia, del loro linguaggio.

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