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Scritti linguistici inediti

fotografia Manzoni lasciò una gran quantità di scritti linguistici in forma manoscritta e non ebbe la possibilità o l’intenzione di portarli fino a un’edizione a stampa. Il più importante di questi scritti è indubbiamente quel trattato Della lingua italiana al quale lo scrittore lavorò per più di un trentennio (il suo “eterno lavoro”), a partire dal 1830. In esso Manzoni andava ben al di là dei problemi linguistici relativi al romanzo o della secolare “questione della lingua” italiana. Egli affrontava alcuni nodi teorici fondamentali della linguistica generale, come l’origine e la natura del linguaggio umano (variamente spiegata nella storia della filosofia), il carattere convenzionale e arbitrario del segno linguistico, il ruolo primario svolto dall’uso nel regolamentare la comunicazione verbale di una società. Nel trattato (di cui restano ben cinque redazioni) Manzoni confronta le proprie innovative idee con le prospettive teoriche del passato (quelle dei filosofi secenteschi francesi di Port-Royal) e del presente (quelle del caposcuola degli Idéologues, Destutt de Tracy, o del purista Antonio Cesari) e anticipa per vari aspetti le concezioni linguistiche novecentesche. Abbiamo poi, fra le carte inedite, tutta una serie di spogli lessicali, appunti, abbozzi, elenchi di termini toscani e milanesi posti a confronto, ascrivibili al periodo compreso tra la prima minuta e la prima edizione a stampa dei Promessi Sposi. Molte annotazioni e appunti riguardano il periodo della “risciacquatura in Arno”, prima e dopo l’edizione definitiva del romanzo, fra il 1839 e il 1845. Fra gli scritti inediti è pure il Sentir Messa, un lavoro incompiuto che era stato originato dalle critiche mosse da un recensore alla lingua del Marco Visconti, il romanzo storico di Tommaso Grossi uscito nel 1834. La locuzione “sentir Messa” era appunto una di quelle censurate come toscanismi dal recensore e nel saggio Manzoni, d’accordo con il Grossi, ribadiva che il toscano era una lingua parlata e compresa da tutti gli italiani e che dunque era destinata a divenire la lingua unitaria della nazione.

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