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percorso biografico   Home Page > Percorso biografico > La ricerca di una dimora > A Firenze nel 1590

A Firenze nel 1590

fotografia Quindici anni dopo le pratiche avviate nel corso della revisione del poema, il Tasso infine arrivava a Firenze, accolto magnanimamente non soltanto dal granduca Ferdinando ma anche dai letterati locali, tacitate ormai le polemiche di pochi anni prima che avevano visto la Gerusalemme aspramente criticata dagli Accademici della Crusca. Il Tasso aveva preparato con cura il suo ingresso a corte, scrivendo già nell’aprile 1589 una Orazione in lode della Serenissima casa dei Medici, a ripercorrere le glorie della dinastia soprattutto nella sua stagione cinquecentesca; inoltre sempre al granduca aveva dedicato uno dei suoi dialoghi, Il Costante overo de la clemenza, ove la clemenza e la generosità diventavano, come naturale dalla prospettiva di un letterato già stanco e in cerca di protezione, virtù essenziali ad un buon principe. Al periodo fiorentino pertengono inoltre una serie di rime (Rime, 1477-83) con una ulteriore celebrazione dei Medici (alcune erano dedicate alla nascita del futuro Cosimo II), e i soliti segni di inquietudine del poeta, che i contemporanei descrivano come uno «stato di mente certo infelice». La morte di Sisto V e le speranze riposte in un nuovo conclave spingevano il Tasso a lasciare Firenze nell’agosto del 1590 per tornare a Roma.


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