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Percorso testuale > La nuova poetica e i due poemi > I Dialoghi (1578-1595)
I Dialoghi (1578-1595)
Nella stagione successiva a Sant’Anna, i dialoghi, dorsale principale di scrittura negli anni della prigionia, sembrano inizialmente passare in secondo piano, essendo il Tasso piuttosto impegnato, in concomitanza con il Floridante, il Torrismondo e la costituzione del corpus delle rime, a riscrivere e correggere i dialoghi già composti, a partire dal Messaggiero. La scrittura in prosa riprende spazio e importanza agli estremi degli anni ’80, con il dialogo sulla clemenza indirizzato ai Medici, al fine di ottenerne la protezione, e poi con un dialogo sulla natura di amore (il Cataneo overo de le conclusioni amorose) ed uno sull’arte, quest’ultimo con due glorie fiorentine come Landino e Ficino impegnati a confrontare l’arte divina, quella della natura e quella dell’uomo, in evidente contiguità con la riflessione che guidava la stesura del Mondo creato. è il segno del concentrarsi, più che in passato, delle pagine tassiane dei dialoghi su temi nevralgici, cercando di carpirne caratteristiche e modalità: ancora strutturate sui testi platonici e aristotelici, oltre che sui commenti di neoplatonici e san Tommaso, nascono così le prove dedicate all’amicizia (intestato al Manso) e soprattutto alla virtù. Eccezionale sia per misura che per materia è poi l’ultimo dialogo tassiano, Il Conte overo de l’imprese, che partendo da un’attenta lettura dei trattati sulle imprese cinquecenteschi, offre una vasta rassegna di motti e imprese (alcune composte dal Tasso stesso) ma soprattutto compie una acuta riflessione sul meccanismo della significazione tra parola e immagine, in un momento cruciale nella transizione tra Rinascimento, Manierismo ed età barocca.
 
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