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Percorso tematico > I tempi > L’Inquisizione
L’Inquisizione
Istituita da Paolo III nel 1542 come strumento di difesa contro il diffondersi delle dottrine protestanti, la Congregazione dell’Inquisizione, dal 1588 Congregazione del Sant’Uffizio, incise in modo significativo nella vita culturale italiana del secondo Cinquecento. Dalla struttura fortemente accentrata, la Congregazione assunse forza maggiore quando Gian Pietro Carafa e Michele Ghislieri, già stati alla sua guida, divennero pontefici, rispettivamente con il nome di Paolo IV (1555-59) e di Pio V (1566-72). In questi anni, con il prevalere di una fazione di cardinali intransigenti, le iniziative per stanare e punire posizioni eretiche si moltiplicarono e investirono anche la Ferrara estense, ove nel circolo creatosi attorno a Renata di Francia avevano trovato accoglienza diversi letterati di area calvinista e ove la stessa duchessa aveva assunto posizioni riformate; l’effetto fu prima l’abiura cui Renata venne costretta e poi, alla morte di Ercole II, il suo allontanamento dall’Italia verso la Francia. Il precedente rimase vivo, impresso nella memoria della corte estense, e si intende bene la preoccupazione prima e poi la durezza del duca Alfonso II quando il Tasso, nel 1577, irrequieto e incontrollabile, decise di autodenunciarsi all’Inquisizione per dichiarare posizioni non in linea con la fede. Nella Ferrara in cerca di un erede, che aveva bisogno dell’approvazione papale per legittimare una nuova linea di successione, lo spettro di eterodossia era pericolo temibile, e andava strettamente circoscritto, anche a prescindere dalle effettive opinioni tassiane in materia religiosa.
 
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