|
 |
Home Page >
Percorso testuale > La lirica in volgare > Rime
Rime
L’impegno dell’Ariosto nella stesura delle Rime si svolge prevalentemente in un periodo che va dagli ultimi anni del Quattrocento agli anni della prima stesura dell’Orlando Furioso, dunque intorno al 1516. Ma vi sono riprese dell’attività lirica in volgare anche negli anni del commisariato in Garfagnana [1522-1525]. Ludovico non sistema le sue liriche in un canzoniere organico e autorizzato: la loro raccolta viene pubblicata postuma, insieme alle liriche latine, nel 1546, a cura di Iacopo Coppa, che lavora su materiali custoditi dagli eredi del poeta. Questa edizione contiene 3 canzoni, 31 sonetti, 9 madrigali e 18 capitoli in terza rima. In più figurano alcune stanze e una canzone spuria, erroneamente attribuita all’Ariosto. Prima dell’edizione del 1546 circolano stampe non autorizzate. Nei confronti delle Rime non vi è da parte del poeta la stessa cura e la stessa sorveglianza adottata per il Furioso, come dimostra una tradizione testuale frammentata e sostanzialmente apografa. Nel 1924 Giuseppe Fatini allestisce una nuova edizione della lirica ariostesca, sulla scia di un precedente lavoro del settecentesco Paolo Rolli, che tiene in considerazione, oltre all’edizione del 1546, due manoscritti della Biblioteca Comunale di Ferrara. In anni recenti, Cesare Bozzetti lavora ad un’altra edizione critica che sia avvale del ms. Vaticano-Rossiano 633, successivo al 1522, non autografo ma ‘controllato’ dal poeta. L’esperienza lirica dell’Ariosto si inserisce nel quadro di un petrarchismo cortigiano padano che non si uniforma alla normalizzazione del Bembo, con soluzioni narrative e realistiche non strutturate in modelli rigidi. Da un punto di vista linguistico assistiamo al superamento del regionalismo padano quattrocentesco di Boiardo mentre, per quanto concerne la struttura, si nota la mancanza di un centro di gravità univoco e organico. Le Rime danno vita ad un singolare esperimento di comunicazione poetica ‘media’, tra vita quotidiana e istanze poetiche colloquiali, senza elementi tematici unificatori.
 
|
|
 |
 |
 |
 |
 |
 |
    |