De mulieribus claris
La tipologia narrativa della galleria di ritratti affascina Boccaccio fin dall’Amorosa visione. Con il De casibus questa modalità espositiva viene finalizzata all’interno di un progetto parenetico; adesso, nel De mulieribus claris, ritorna codificata al femminile e priva di una preoccupazione di tipo morale.
L’opera assembla 104 medaglioni di donne celebri, appartenenti alla tradizione cristiana come a quella pagana. L’intento è di glorificare personalità emergenti, sia per virtù che per nefandezza (si pensi ad esempio a Medea, Flora e Sempronia, incluse nel novero della raccolta). Difficile trovare antecedenti letterari, sia per l’attenzione rivolta alle protagoniste femminili, che viene a colmare un vuoto nella tradizione letteraria latina e volgare, tutta centrata sull’esaltazione di personalità maschili, sia per la finalità laica dell’esaltazione di imprese straordinarie, indipendentemente dalla moralità dell’esempio.
Una prima redazione, formata da 74 biografie si data al 1361; la secondo e ultima, del 1362, raggiunge i 104 ritratti femminili. La dedica destina l’opera ad Andrea Acciaiuoli, sorella di Niccolò e contessa d’Altavilla. Ragioni contingenti possono giustificare l’omaggio, poiché Boccaccio era stato richiamato proprio in quegli anni a Napoli dall’Acciaiuoli con profferte di importanti cariche pubbliche, successivamente sfumate nel nulla. Interessanti consonanze con il proemio decameroniano sono state rilevate nelle parole introduttive della raccolta, laddove l’accento è posto sulle qualità consolatrici del libro per gli ozi femminili (“suis quippe suffragiis tuis blandietur ociis”[1]).
[1]De mulieribus claris, a c. di V. Zaccaria, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a c. di V. Branca, vol. 10, Milano 1967, Dedica, 7, p. 20.

