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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > La produzione poetica > L’occasione di un autoritratto

L’occasione di un autoritratto

fotografia La scrittura poetica di Castiglione nasce sempre combinando un’occasione reale, che gli fornisce lo punto o stimolo per la composizione, con l’uso dinamico e innovativo delle fonti, latine e volgari. Ne è un esempio il sonetto che il giovane Baldassarre, venticinquenne, compone tra l’estate e l’autunno del 1503. Il testo, Cesare mio, qui sono ove il mar bagna, è indirizzato al cugino Cesare Gonzaga e fa riferimento, implicitamente, alla partecipazione di Castiglione, a fianco del marchese Francesco Gonzaga, alla campagna militare combattuta da quest’ultimo nel napoletano. La scena tumultuosa della guerra, con le sue implicazioni politiche e i drammi umani che ne conseguono, è lo sfondo tragico. Ma l’educazione umanistica conduce l’autore a cercare un intimo rifugio nell’arte, e così, poeticamente, quei luoghi sconvolti si caricano di ricordi virgiliani (con esplicita allusione al personaggio di Caieta, nutrice di Enea e sua compagna di viaggio, che, come viene raccontato nel VI e VII libro dell’Eneide, è sepolta nella località che da lei ha preso il nome): “Cesare mio, qui (=a Gaeta) sono ove il mar bagna / la riva a cui diè l’ossa e ’l nome mise / morta colei (=Caieta) ch’ebbe il figliuol d’Anchise (=Enea) / nutrice a Troia e nei suoi error compagna” (Poeti del Cinquecento, I, Poeti lirici, burleschi, satirici e didascalici, a cura di G. Gorni e altri, Milano-Napoli 2001, 422).

Tuttavia, nei versi che seguono, il contrasto tra il candore del mito e il tenebroso presente dà modo a Castiglione di esprimere il suo risentimento e il suo sdegno, di fronte alla prepotenza dei barbari invasori, e alla acquiescente viltà degli italiani. Con amarezza egli denuncia l’orrore della guerra, il suo sgomento e la sua ripugnanza, nonché un sentimento di umana pietà per le vittime del conflitto. Da ultimo egli ammette il proprio malessere, profondo e radicale, di uomo che, costretto a indossare ed esercitare le armi, ad altro si sente nato e per altre, e più nobili ragioni dichiara di tenere alla vita: “Tra foco, fiamme, stridi orrendi e feri, / fame, roine e martial (=bellico) furore, / meno (=conduco) mia vita in duri aspri sentieri; / e pur vivon scolpiti in mezzo il core / tutti l’antichi miei dolci pensieri” (p. 423). In questo contrasto tra la situazione storico-politica e le aspirazioni dell’individuo, tra il suo impegno e i suoi affetti, è un compiuto autoritratto del giovane Castiglione.

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