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Il Detto d’Amore
Il Detto d’Amore è un poemetto allegorico, incompleto, di 480 settenari a rima equivoca e composta, il cui titolo gli fu convenzionalmente assegnato da Salomone Morpurgo, che lo scoprì nel 1888 nel codice Laurenziano Ashburnhamiano 1234. Si tratta di quattro carte pergamenacee, vergate dallo stesso copista e facenti originariamente parte dell’attuale manoscritto H 438 della Biblioteca di Medicina di Montpellier, unico testimone del Fiore, con cui il Detto presenta vistose corrispondenze formali e tematiche che hanno indotto gli studiosi a ritenerli opere di un medesimo autore. Il poemetto, che ormeggia liberamente la sezione più convenzionale del Roman de la Rose, quella di Guillame de Lorris, si articola in due parti: nella prima, dopo aver ricondotto all’imperativo del Dio d’Amore l’esercizio poetico, si esaminano gli aspetti psicologici dell’esperienza erotica e un particolare rilievo è accordato all’intervento di Ragione, che tenta di distogliere Amante dalla signoria di Amore, cui segue l’elenco delle bellezze della donna amata; nella seconda parte si tratta invece degli aspetti sociali di Amore, con un ampio intervento di Ricchezza e la rassegna dei comandamenti di Amore. L’attribuzione del Detto a Dante, sostenuta con particolare vigore da Contini, si fonda innanzitutto per via indiretta sulla base dell’identità del suo autore con quello del Fiore e poi su alcune corrispondenze formali tra il poemetto e le opere sicure dell’Alighieri. Gli evidenti debiti con il magistero brunettiano (si pensi alla scelta dei settenari rimati) e con quello guittoniano (cui sarà da ricondursi l’artificiosità tecnica delle rime equivoche) impongono di ascrivere il poemetto alla fase giovanile della produzione dantesca, anche se accanto ai più convenzionali topoi cortesi si riscontrano, sia pure in forma embrionale, alcuni temi, quali l’insistenza sulla lode e le analogie tra la donna e gli spettacoli più incantevoli della natura, di marca guinizzelliana, che anticipano e avviano verso la nuova poetica stilnovista.
 
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