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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Snodi tematici della riflessione dantesca > Il dolce stil novo

Il dolce stil novo

Con “dolce stil novo”, formula coniata da Dante in Purg., XXIV 57 per identificare la propria poesia giovanile e forse quella di un imprecisato numero di suoi sodali, si indica, sulla base di una consolidata (ma semplificante) consuetudine storiografica, l’esperienza letteraria di un gruppo di poeti fiorentino-pistoiesi, che comprende, con Dante, Cavalcanti e Cino, i minori Lapo Gianni, Gianni Alfani e Dino Frescobaldi, e il cui precursore è riconosciuto nel bolognese Guinizzelli. Benché indagini recenti ridimensionino la nozione di una scuola ingabbiata in rigidi programmi, valorizzando piuttosto la dialettica interna al gruppo, è tuttavia innegabile la comune tensione polemica, quasi da avanguardia letteraria, di questi poeti nei confronti della tradizione lirica precedente, in particolare quella guittoniana, cui si rimproverano municipalismo linguistico, oscurità e gratuita artificiosità formale, nonché debolezza teorico-argomentativa. Ma ad unire positivamente gli stilnovisti esistono pure indubitabili legami concettuali ed espressivi, sinteticamente riassumibili nella “sottigliezza”, cioè nel carattere intellettualistico e filosofico della loro poesia, che implica in primo luogo una sensibile interiorizzazione dell’esperienza amorosa, e nella correlativa dulcedo formale, cioè nella preziosa selectio verborum, in un’organizzazione sintattica rigorosa, ma limpida, nel privilegio accordato a una retorica paradigmatica piuttosto che sintagmatica, nella normalizzazione e selezione delle forme metriche. Solo una brutale, anche se comoda, semplificazione scolastica può però tacere le forti divaricazioni ideologiche esistenti tra Dante e Cavalcanti o le sensibili modificazioni di prospettiva sul rapporto donna-angelo, meramente analogico in Guinizzelli, di identificazione ontologica in Dante, alla cui canzone Donne ch’avete già nella Vita Nuova, come poi nel citato passo purgatoriale, egli stesso attribuisce il valore di “cominciamento”, insinuando che l’autentico rinnovamento e scarto rispetto al passato riguardi innanzitutto la propria esperienza poetica.

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