Civiltà
La “civilizzazione” è per Leopardi assolutamente negativa, in quanto distruggendo le “illusioni” allontana gli uomini dallo stato “di natura”, lo stato “antico”, l’unico felice.
La riflessione sul tema è ricchissima, e non compendiabile. Si può almeno notare come in gioventù Leopardi avesse l’ambizione di intervenire sull’orientamento della “civiltà” italiana contemporanea, e forse di modificarlo, e componesse dunque “serie” analisi e denunce (alcune Canzoni e alcune Operette del 1824, il Discorso sugli Italiani); e come invece in seguito egli, resosi conto della totale incompatibilità fra la propria posizione e gli orientamenti culturali egemoni, progressisti e spiritualisti, abbia modificato radicalmente il tenore dei propri interventi, affidandosi a una spietata satira del “secolo decimonono” (il Tristano, la Palinodia, I nuovi credenti, i Paralipomeni).
La civiltà rende gli uomini “tutti simili gli uni agli altri” [22, 1513-8] “La civiltà delle nazioni consiste in un temperamento della natura colla ragione, dove quella cioè la natura abbia la maggior parte” [114-5] “Lo scopo dell’incivilimento moderno doveva essere di ricondurci appresso a poco alla civiltà antica offuscata ed estinta dalla barbarie dei tempi di mezzo” [162-3, 1077-8, 1100-1, 3802, 4289] quello di civiltà “mezzana” è lo stato migliore [403-4, 421-3, 431-3, 2331-5] “non v’è stato secolo sì guasto e depravato, che non si sia creduto nel colmo della civiltà, della perfezione sociale” [822-5] la civiltà provoca malattie che gli antichi non conoscevano [1624-5, 1631-2] fallacia della pretesa che la civiltà migliori il genere umano [3179-82] porta ad un accrescimento dell’infelicità [3936-7, 3973-5] “Se era intenzione della natura, facendo l’uomo così debole e disarmato, che egli provvedendo alla vita ed al ben essere suo coll’ingegno, arrivasse allo stato di civiltà; perchè tante centinaia di nazioni selvagge e barbare ... non vi sono arrivate ancora ...?” [4265-6].

